“Arcana Impèrii”, espressione similare più volte citata in seguito alla ‘vicenda’ del libico Almasri, significa letteralmente i “segreti del potere” o i “principi del potere” o “dello Stato” o della ragion di Stato”.
Flash preliminare
L’ultimo secolo avanti Cristo, travagliatissimo, vede la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero con Cesare Ottaviano Augusto sotto cui nacque Gesù. È stato ucciso Giulio Cesare: sono stati sconfitti i congiurati. Ottaviano Augusto sconfigge Marco Antonio e Cleopatra e diventa il primo imperatore romano.
L’Impero Romano d’Occidente cade nel 476 d.C.
Si indicano gli imperatori ad iniziare da Augusto e fino ad Adriano – Antonino Pio – Marco Aurelio.
Augusto 27 a.C. – 14 d.C. Tiberio 14 – 37. Caligola (Caio) 37 – 41. Claudio 41 – 54. Nerone 54 – 68. Galba 68-69. Otone 69 (alcuni mesi). Vitelio 69 (alcuni mesi). Vespasiano 69 – 79. Tito 79 – 81. Domiziano 81 – 96. Nerva 96 – 98. Traiano 98 – 117°. A seguire Adriano – Antonino Pio – Marco Aurelio. Ecc…
Ripercorrendo la storia a ritroso, troviamo cenni in tempi remoti e così ad esempio circa i servizi segreti romani. Su Google “Romano Impero: https://www.Romano – Impero.com › 2018/06 › servizi-segreti”. “La notizia più antica dei servizi segreti romani sono le spie usate da Scipione l’Africano, quando scoprì che il suo nemico Annibale ne usava ovunque…, per cui Scipione decise di annientare il suo avversario con gli stessi metodi”.
Giulio Cesare scrisse che. “È dovere di un Capo vincere non meno col senno che con la spada…. La differenza tra Cesare e gli imperatori che seguirono fu che Cesare usò i servizi segreti solo per scopi di guerra mentre gli altri anche per eventuali cospirazioni o controllo di amministratori, o di popoli amici e alleati, un po’ in tutto l’impero… Cesare addestrava i suoi 007 per insinuarli nell’esercito nemico con immagini di copertura… Queste spie dovevano parlare adeguatamente la lingua, che quasi sempre era la loro o quella di una tribù vicina e amica, dovevano saper correre a cavallo con grande sveltezza e perizia, non dovevano dare nell’occhio con aspetto imponente ma contemporaneamente dovevano saper combattere per difendersi o fuggire in modo scaltro e adeguato. Soprattutto dovevano conoscere benissimo il territorio”.
Augusto Ottaviano Augusto aveva un’enorme ammirazione per il suo padre adottante Cesare, per cui appena giunto al potere cercò non solo di eseguire le opere che Cesare aveva intrapreso, ma di continuare quanto dall’altro già organizzato. Così, sull’esempio di Cesare, Augusto aveva migliorato lo spionaggio romano organizzando, tramite i postali, un servizio di agenti particolarmente giovani, intelligenti, bravi a correre, a combattere, a rischiare e conoscitori delle lingue altrui: insomma degli antichi 007.
Questi agenti si confondevano a volte coi postali veri e propri, a volte erano in piccoli gruppi e a volte erano assolutamente singoli, con o senza figure di copertura. Erano spesso militari ma non necessariamente, erano comunque persone che si erano guadagnati la fiducia o per la specchiata famiglia o per gli eroismi militari.
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Comunque sotto tutti gli Imperatori e poi anche dopo in Stati, Nazioni a forma dittatoriale o democratica, i Servizi segreti con le diverse e variegate composizioni risalirono la storia e fino ai tempi odierni. Certamente altra è la funzione e le finalità degli arcani segreti in democrazia, altra in dittature e deve essere così.
Noberto Bobbio sostenne che il segreto della democrazia è non avere segreti “Una forma di governo che si fonda sulla piena visibilità del potere è incompatibile con l’esistenza degli ‘arcana imperii’ cari agli assolutisti”. Ma, come si è visto e si vede nella realtà anche la Democrazia si tutela meglio e spesso necessariamente, sempre con arcani segreti compatibili con essa democrazia pur nelle evoluzioni dei tempi.
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Publio Cornelio Tacito: ‘Arcana Imperii’
Nasce fra il 54- 57 d.C. forse nella Gallia Narbonese o in Italia- Roma. Morì fra 117 e 120. Vissuto, specie nel periodo adulto sotto Domiziano (dalle libertà conculcate) e sotto Nerva e Traiano dove come egli scrive un’epoca in cui è lecito sentire ciò che si vuole, e dire ciò che ci sente.
Scrisse per prime le “Historiae” in 14 libri, di cui ci restano solo i primi 4 libri, il principio del V da Galba a Domiziano e il 69 e l’inizio del 70 con Vespasiano e la casata dei Flavi.
Poi scrisse gli “Annali” (ab excessu divi Augusti di 16 libri di cui a noi giunti i primi 4, un frammento del V, il sesto senza la parte iniziale, tutti riguardanti la storia dell’impero di Tiberio: ci rimangono gli ultimi VI libri, dei quali l’undicesimo con lacune, e con il sedicesimo mancante della seconda metà. Negli ultimi 6 libri degli Annali è narrata parte dell’impero di Claudio e l’impero di Nerone fino al 66 dopo Cristo.
Le Historiae iniziano con accenno dalla Fondazione di Roma. Ma dopo la vittoria di Augusto contro Cleopatra e Marco Antonio ad Azio “…quando, nell’interesse della pace, fu opportuno concedere tutto il potere ad uno solo, quei grandi ingegni vennero a mancare.” Tacito fa riferimento ad Augusto che ebbe tutto il potere ed i grandi ingegni, che in passato con eloquenza, libertà, senza adulazioni, senza ignoranza, narravano i fatti, erano venuti meno, appunto si ebbe il potere nelle mani di uno solo.
Le Historiae proseguono, con quanto Tacito scrive di sé: “Se La vita me lo consente, ho riservato per la vecchiaia il principato del Divo Nerva e l’impero di Traiano, materia più ricca e più sicura: rara felicità di un’epoca in cui è lecito sentire ciò che si vuole, e dire ciò che ci sente: rara temporum felicitate ubi sentire quae velis et quae sentias dicere licet”. Frase appunto stupenda riportata nei secoli!
BUR, Editore Rizzoli prima edizione 1992 introduzione. e commento di Luciano Lenaz, traduzione di Felice Dessì.
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Da Wikipedia, l’espressione arcani imperii si ritrova in specie in due passi dell’opera di Tacito, segnatamente nelle Historiae (I, 4) e negli Annales (II, 36).
Il passo degli Annales è il seguente: «Et certamen Gallo adversus Caesarem exortum est. Nam censuit in quinquennium magistratuum comitia habenda, utque legionum legati, qui ante praeturam ea militia fungebantur, iam tum praetores destinarentur, princeps duodecim candidatos in annos singulos nominaret. Haud dubium erat eam sententiam altius penetrare et arcana imperii temptari. Tiberius tamen, quasi augeretur potestas eius, disseruit: grave moderationi suae tot eligere, tot differre.» (IT)
«Si verificò poi un contrasto tra Gallo e Cesare (Tiberio: nds). Gallo proponeva che…. Tale proposta penetrava senza dubbio più in profondità e mirava a sondare i segreti disegni del potere. Tiberio….»
(Publio Cornelio Tacito, Annales II, 36)
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Nelle Historiae si legge: «… Finis Neronis ut laetus primo gaudentium impetu fuerat, ita varios motus animorum non modo in urbe apud patres aut populum aut urbanum militem, sed omnis legiones ducesque conciverat, evulgato imperii arcano posse principem alibi quam Romae fieri.»
«Se la fine di Nerone si era risolta, sul momento, in un’esplosione di giubilo, aveva provocato reazioni diverse, non solo a Roma tra i senatori, il popolo e i soldati della guarnigione, ma in tutte le legioni e fra i loro comandanti: era adesso consapevolezza diffusa – un principio del potere finora segreto–, che si potesse divenire imperatori anche al di fuori di Roma.»