Eroe di quel memorabile Mondiale vinto nell’82. Ricordiamo e riviviamo quegli indimenticabili giorni in un articolo di Gianni Turino.
“Sole sui tetti dei palazzi in costruzione, sole che batte sul campo di pallone”… è mancato Paolo Rossi mi vengono in mente i versi della canzone di De Gregori. Le partite di noi bambini alla pista e al campetto del rione Ospedale nell’estate del 1982 e io dodicenne tifoso del Toro a giocare con la maglia n 20 di Pablito… la tripletta al Brasile nel tinello di casa io Enzo e Papà a vedere la partita nel silenzio surreale del quartiere… poi la vittoria del mondiale di un Italia a cui pochi credevano… tra loro mio papà… bei tempi… bei ricordi…
Vittorio Turino
da Il Monferrato di martedì 29 giugno 1982
Ma l’Italia può farcela…
La prima considerazione che nasce dal mundial spagnolo visto alla TV, e la più ovvia: le strade vuote. Dalle cinque in poi, vie, giardini (sia pure sozzi di cartaccia e porcheria varia – vedi i giardini di zona ospedale), piazze, si svuotano e tornano dominio di rondini, nonne e pargoletti al di sotto dei sei mesi; la città ritorna a vivere, così come fu concepita, a misura d’uomo. La seconda, banale fin che si vuole ma sempre da rilevare perché fa cultura, e l’enorme potere catalizzante del calcio, quando interviene la valvola speculativa, sulle masse. La terza, che è conseguente alla seconda, il tifoso è attirato più dall’interesse speculativo (il fascino del risultato che conta), che dal desiderio dello spettacolo (anche se poi sostiene esattamente il contrario: ragazzi, che spettacolo!). Di fronte alla prospettiva del mundial alla TV passa tutto in second’ordine; mariti, da secoli vittime silenziose nel rapporto familiare quotidiano cancellano; con decisione insindacabile, il film che la moglie si stava gustando, per passare alla partita dell’Honduras. Tutto diventa secondario al mundial. Ma è sempre stato così; un tempo ci si appiccicava alle radio, oggi alla TV: niente di nuovo sotto il sole. C’è poi l’aspetto dei ≪mass≫; radio, giornali, TV, si sono mobilitate all’estremo compiendo sforzi organizzativi enormi per essere presenti sempre e dovunque. Gli inviati si sprecano anche se poi il giornale non esce per via degli scioperi. Ma questo, è un altro discorso. Ogni giornale, oltre agli addetti ai lavori, ha l’inviato di vaglia, il giornalista ≪extra moenia≫ dello specifico sportivo; cito tre giornali nordisti: Soldati, per il Corriere; Del Buono, per la Stampa; Arpino per il Giornale. Il lettore vuole qualcosa d’altro che non sia la vieta cronaca (Al 9O’, al 61’, e via discorrendo); vuole l’interpretazione ed il giudizio tecnico (per confrontarli con i propri), magari anche la divagazione estemporanea; ma la registrazione pedestre dell’avvenimento, non interessa più; la vive contestualmente sul campo, o alla TV, od anche solo alla radio. Un’altra considerazione, e ovviamente di natura tecnica. Questo mundial è meglio o peggio di quelli del passato? Superato, con uno sforzo d’intelligenza, il pregiudizio (un tempo era tutto meglio), viene spontaneo sottolineare quanto è stato già sotto agli occhi di tutti: il potenziale incredibile che ha espresso e che può ancora esprimere il terzo mondo anche a livello di calcio. Atleticamente più integri, i giocatori del Camerun e via discorrendo, possono diventare in un prossimo futuro, protagonisti del calcio mondiale; gli basta solo una ripassatina ai fondamentali, una maggiore fiducia nelle proprie possibilità e minor timore reverenziale verso i ≪maestri≫ europei e sudamericani. In quanto a livello tecnico generale, ci pare che esprima in maniera corretta, l’attuale situazione del calcio internazionale. Una situazione caratterizzata da un grosso livellamento in alto (tecnicamente) – non esistono infatti più le squadre materasso -, ma, per normale contrasto, dall’assenza delle grosse personalità. Questo, almeno, è il giudizio che scaturisce dopo le eliminatorie; tenendo ben presente che mai le eliminatorie sono state specchio di quello che sarebbe poi stato il mondiale (Anche il grande Brasile del 1958 stiracchiò alquanto all’inizio e nei quarti battè il Galles con uno striminzito 1-0 e gol dell’esordiente Pelé). Dopo la prima fase, si sarebbe portati a dire che protagonista assoluto è il Brasile. Ma ritengo questo giudizio affrettato ed approssimativo, anche senza negare l’evidente; e cioè che il miglior calcio visto nella fase d’avvio è stato proprio quello del Brasile. Il vero mundial, inizia con i ≪quarti≫ quando questo giornale è fresco fresco di edicola. E l’Italia? L’ltalia ha passato il turno. Non è il caso di fare i moralisti o di scoprire l’acqua calda; in queste competizioni conta andare avanti e l’Italia è andata avanti regolarmente favorita al limite dell’assurdo dal regolamento che privilegia le reti segnate, ma regolarmente. Non così, ad esempio, la Spagna, promossa in virtù (si fa per dire) del solito scandaloso, vergognoso, ma abituale, in queste competizioni, arbitraggio casalingo. Gli azzurri, seguiti dai contrastanti sentimenti di cinquanta milioni di Commissari Tecnici – presidente Pertini in testa -, sono finiti nel girone di ferro con Argentina e Brasile. I pronostici e gli iettatori dicono di no e mettono pollice all’ingiù; io non sono pessimista. D’accordo, il trotterellare di Antognoni & Company contro il Camerun, può aver dato sul gomito; ma non va preso come metro di paragone. L’Italia, potenzialmente, ha una buona struttura e sono convinto che argentini e brasileros dovranno tenersi i sombreros in testa e masticare parecchio amaro. Contro di noi gli uni e gli altri hanno sempre sofferto (la finale del Messico, per molte ragioni, non fa testo). L’Italia può farcela. Scrivo a lume di logica ben conscio che mentre il giornale va in edicola potrei essere contraddetto dai fatti. Ma, razionalmente affermo: l’Italia può farcela. i sudamericani non troveranno spazi facili nella difesa azzurra e, se infilati in contropiede, rischiano di saltare, di perdere il controllo dei nervi e di andare in barca. Nelle eliminatorie l’Argentina ha perso, giustamente, con il Belgio; e la stessa fine avrebbe fatto il Brasile con la Russia se l’arbitro avesse concesso ai sovietici i due sacrosanti rigori che tutti abbiamo visto per TV. L’Italia, ripeto, ha la potenzialità soprattutto tattica e psicologica per eliminare Argentina e Brasile. Il calcio non è solo fuoco pirotecnico ma anche razionalità. Ed il mio è un giudizio razionale. Anche nel ’88 in Francia (non si dica, per carità! altri tempi) fummo dati spacciati nelle semifinali contro il grandissimo Brasile; invece vincemmo. Il Girone degli azzurri e per altro aperto ad ogni soluzione; può essere vinto da tutte e tre le compagini. Ma l’Italia non parte battuta; è perfettamente alla pari e se riuscirà a contenere con freddezza le prime sfuriate e se Zoff non sarà sorpreso da lontano, può vincere il Girone: 1a Italia, 2a Brasile, 3a Argentina. Giochiamoci il caffè?!? Chi vincerà? Per poter fare pronostici è essenziale vedere i ≪quarti≫; i valori verranno fuori li. E per concludere, la solita interrogazione parlamentare. Ce ne fu una, lo scorso inverno, per chiedere l’abolizione degli abbracci in campo dopo il gol. Ora c’è questa dei mondiali sui guadagni dei giocatori (che secondo la mentalità corrente dovrebbero essere dei missionari e non dei professionisti). I nostri parlamentari perdono spesso l’occasione di essere presenti in aula quando la seduta è aperta e le loro funzioni doverose. Non perdono quasi mai, l’occasione di stare zitti. E, per dirla con il poeta, mai come in questi casi si avverte come ≪Un bel tacer non fu mai scritto≫. (n.d.r. commento di un’attualità disarmante)
Gianni Turino