Casale è una città femminista?

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Per rispondere a questa domanda, bisogna necessariamente fare un passo indietro e partire dal concetto stesso di femminismo. Il “Femminismo” (anche se sarebbe più appropriato parlare di femminismi, al plurale, per tenere conto delle varie correnti interne e delle varie ondate), storicamente e in linea generale, è un movimento volto a conquistare pari diritti tra uomini e donne nei rapporti civili, economici, sociali, giuridici e politici.
Pur dando una definizione breve e sommaria del femminismo, che è un concetto in sè molto più articolato, possiamo comunque arrivare a riflettere se la città che abitiamo è femminista o meno. Come ogni comunità, anche Casale, è formata e costruita dai cittadini e dalle cittadine che la vivono e per stimare idealmente un livello di femminismo bisogna partire proprio da qui.

Quindi smarchiamo subito il pensiero che definirsi “femministi\e” sia una brutta parola. Si parla di una persona femminista quando questa crede nella parità di diritti tra uomini e donne, senza la volontà di ribaltare la piramide sociale esistente, ma anzi con l’obiettivo di riequilibrarla per il benessere di tutti e tutte.

Partendo da questi presupposti l’augurio migliore per la città cuore del Monferrato è che tutti possano rivedersi nella definizione precedente, ma concretamente è davvero così?
Le iniziative casalesi per la parità dei diritti tra i generi sono presenti diverse volte durante l’anno e quelle nello specifico sulla violenza di genere aumentano nei classici mesi di novembre e di marzo, in occasione rispettivamente della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e della Giornata internazionale dei diritti delle donne. In queste occasioni, però, purtroppo, il grande scoglio riguarda il raccontarsi sempre gli stessi temi con le stesse persone, nella stragrande maggioranza già sensibili e sensibilizzate in merito. Il limite, infatti, è non riuscire a toccare quella fascia di popolazione più giovane, che proprio perché giovane è spesso molto interessata ai temi di genere, ma che vorrebbe parlarne secondo un punto di vista più vicino a loro e che a causa di ciò rimane distante.

A queste persone più giovani si parla di temi di violenza di genere quasi solo esclusivamente nelle due tradizionali occasioni sopracitate e sempre a discrezione degli Istituti, della sensibilità dei loro presidi e dei loro rappresentanti studenteschi.

Si sente molto la mancanza di progetti condivisi e continuativi, che non andrebbero ridotti a conferenze di qualche ora, che vanno poco al fondo di quelli che sono gli argomenti più vicini a ragazzi e ragazze, come le molestie sessuali, la condivisione di materiale intimo non consensuale online (Revenge Porn) o gli stereotipi legati al genere. I progetti di questo tipo potrebbero creare una cultura del rispetto collettiva e condivisa e sicuramente coinvolgere le persone più giovani negli eventi cittadini legati ad ’antiviolenza e femminismo.

Tornando a riflettere sulla nostra iniziale e provocatoria domanda: Casale è una città femminista? Potrebbe esserlo molto di più e molto più spesso, sostenendo le iniziative già presenti e promuovendo dei percorsi consapevoli per la gioventù che vive la città, e dovrebbe esserlo molto più nel concreto vicina alle giovani persone che credono nella parità reale tra i generi.

 

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