“Al mio antico “bocia” Giuuan, salute…
Quando sono a Casale Monferrato ho due riferimenti a cui non rinuncio mai: il Camposanto per salutare i “veci” di mia moglie, e il magnifico monumento ai Caduti, nei giardini.
Qual è stata la mia sorpresa, domenica scorsa, quando – dopo essermi raccolto in preghiera per i nostri fratelli lì ricordati – ho constatato che mancavano i due cannoni posti a lato.
Come mai? Sono forse in manutenzione?… o addirittura qualche figlio buona donna li ha rubati?
Giuuan, tu che scrivi sui giornali, sai sicuramente il perché; ti prego dammi un fischio, così sono tranquillo…”
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Caro Trislacco, nessuna manutenzione nessun ladro…!… i due cannoni sono stati doverosamente eliminati tempo fa, perché – come affermato giustamente dalla signora Sindaco – “… non fanno parte dell’opera originale…”; e poi – aggiungo – sono inglesi, e poi i cannoni evocano lo spirito della guerra bandito solennemente dalla Costituzione. Il fatto che ormai facessero parte della tradizione, è irrilevante, perché, come è noto, la tradizione è l’oppio dei popoli, guarda al passato mentre giustamente si deve guardare al futuro.
C’è da augurarsi che venga al più presto eliminata anche la figura centrale del soldato, del fante, che stringe fra le mani il pugnale, sintomo evidente di un rigurgito fascista.
Potrebbe essere venduto ai nostalgici di Predappio e impegnarne il ricavato – integrato da un sostanzioso storno di bilancio prelevato, ad esempio, dalle refezioni scolastiche o dalla manutenzione delle strade – in un’iniziativa di grande impatto culturale, da realizzare, con la sapiente regia dell’assessore Carmi – nei saloni del Castello: “LE LENTICCHIE AL TEMPO DI ESAÙ’“.
Nella prospettiva di rilancio per la nostra Città, si è già fatto – è doveroso riconoscerlo e darne atto – decisamente molto.
Sono sparite le ferrovie (un supporto inutile che generava solo miasmi), è sparita l’Asl, deleteria per i cittadini, specialmente i malati, (e si sta lavorando con alacrità, passione perché, dopo la clinica, poco per poco se ne vada anche l’ospedale perché per la sanità quello che conta non sono gli ospedali, ma abolire le malattie; un progetto geniale…).
E’ sparita l’Università (che impediva ai giovani casalesi di trasferirsi in altre città per proseguire gli studi; questo trasferimento è un bel sollievo per le famiglie che sono così sgravate dai costi, sempre più elevati, di pranzo cena e merenda per i figli, in età di appetito gagliardo…; e – “abbundandis abbundandum” – se n’è andato il Tribunale spostato a Vercelli, (ed è, questa, un’impresa non da poco, di fronte alla quale c’è da togliersi il cappello perché Casale, come ti è ben noto, è stata per decenni la sede giudiziaria più prestigiosa del Piemonte, dopo Torino).
Nel contempo, caro Trislacco, si sta finalmente eliminando da Casale il toponimo “MONFERRATO”, riferimento arcaico e storicamente errato che si spera possa essere sostituito al più presto – con apposita, tempestiva delibera – con “MANDROGNO”, rafforzando così la secolare amicizia che ha sempre legato Casale ad Alessandria, sia nel campo politico che in quello sportivo. Sono queste iniziative epocali che i cittadini, invece di perdersi a lagnarsi in frattaglie e pinzillacchere come la sporcizia generale, via Roma latrina, il fossato del Castello pieno di immondizia (come pure tanti altri luoghi pubblici), le strade ridotte a gruviera, la scomparsa, oltre che degli spazzini, dei vigili, ecc., dovrebbero apprezzare.
Ma – purtroppo – su certe cose il giudice corretto è solo la storia, …i posteri…
I contemporanei ti mandano a Sant’Elena…
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Spero, caro Trislacco, di essere stato chiaro e sono certo che tu condividi quanto si è fatto e si sta facendo, là dove si puote, per rendere Casale sempre più splendente e fiorente.
Ringraziandoti per l’amore che tu sempre manifesti per la nostra Città, ti saluta caramente il tuo “bocia”.