CENSIS: il ritratto di una società di sonnambuli, ciechi dinanzi ai presagi.

Puntualmente, come ogni anno, il Censis pubblica i report che forniscono un quadro complessivo della situazione socio-economica del Paese. Report che scaturiscono dall’analisi qualitativa e quantitativa, dai dati statistici frutto di ricerche, sondaggi e indagini che lo stesso istituto elabora nel corso dell’anno.

Sono molti i dati presentati dall’istituto, e difficilmente riepilogabili in questo breve commento, ma tra i più significativi e preoccupanti, relativi al 2023, si citano i dati che riguardano il calo demografico del Paese. Diminuiscono le nascite, la società italiana invecchia sempre di più. Secondo i dati raccolti, i giovani tra 18-34enni sono poco più di 10 milioni, pari al 17,5% della popolazione totale, mentre nel 2003 superavano i 13 milioni, pari al 23,0% della popolazione: in vent’anni l’Italia ha perso quasi 3 milioni di giovani, e le prospettive per gli anni venire non sono incoraggianti. Il dato ancora più preoccupante è l’incidenza degli italiani che scappano via dall’Italia e tra questi la componente giovanile raggiunge quasi il 50%. Soltanto nell’ultimo anno sono andati via dall’Italia più di 36.000 giovani, una preoccupante situazione che ha indotto il Presidente della Repubblica, in un recente messaggio, a dichiarare che la fuga dei cervelli è una vera patologia.

Altri dati del rapporto Censis tracciano una situazione critica: sulla sanità; sullo stato occupazionale; sul rallentamento della crescita; sulla crisi del welfare; sul ritorno delle guerre. Temi che suscitano preoccupazione, ma che la maggior parte degli italiani sembra ignorare ed essere più concentrata sulle attività che scandiscono il presente. Tra poche luci e molte ombre, dalla relazione annuale del Censis, sembra emergere che per la maggior parte degli italiani il Paese sia irrimediabilmente in declino. In modo ancora più incisivo, il Censis dichiara che “la società italiana sembra affetta da un sonnambulismo diffuso, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali, di lungo periodo, dagli effetti potenzialmente funesti”. In altre parole, dall’ultimo rapporto del Censis, sembra emergere una società rassegnata, non curante del futuro e senza alcun orizzonte.

Interessante è capire come questa situazione si è determinata, quali sono le cause, vicine e lontane nel tempo, che l’hanno prodotta. Su quest’aspetto è scontato affermare che le cause non sono state generate soltanto nell’ultimo periodo. È una crisi che affonda le radici nella storia almeno degli ultimi trent’anni, con cause esterne e cause interne al nostro Paese.

Tra le cause esterne si può annoverare il processo di globalizzazione che ha indebolito la politica come istituzione regolatrice del mercato, abbandonando il fenomeno senza regole, lasciando, di fatto, il mercato alla sola logica del profitto. L’incapacità di realizzare il sogno europeo, tracciato nel manifesto di Ventotene del 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, in una prospettiva di realizzare una vera unione politica che, progressivamente, si è ridotta soltanto in un mero mercato di consumatori. Lo sviluppo, a livello mondiale, di giganti economici multinazionali che condizionano, attraverso la leva finanziaria, lo sviluppo di una reale economia basata sulla sostenibilità ambientale e sociale.

Tra le cause interne va ricordato l’ingente debito pubblico che necessita, in una spirale senza fine, del sostegno degli investitori internazionali, determinando interessi sempre più alti che ipotecano il futuro alle prossime generazioni. L’incapacità di una vera classe politica adeguata a offrire una visione, una prospettiva, che nel tempo si è ingabbiata nei meandri della ricerca ossessiva del consenso funzionale a consolidare il potere.

La dimensione dei problemi che abbiamo di fronte richiederebbe una classe politica consapevole che le soluzioni non sono facili e non possono essere raggiunte con il solo contributo della maggioranza governativa, ma richiederebbe il concorso di tutti per trovare soluzioni condivise. Tutto questo al momento appare difficile da raggiungere, per le profonde divisioni all’interno della classe politica e per la massa di cittadini-sonnambuli che fanno fatica a svegliarsi dal sonno che, peraltro, sembra far comodo all’ordine costituito.

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