Le Associazioni Fondiarie nascono con l’obiettivo di recuperare la produttività delle proprietà fondiarie frammentate e dei terreni agricoli incolti o abbandonati attraverso la gestione associata, è una libera unione fra proprietari di terreni pubblici o privati, non è a scopo di lucro ed è disciplinata da uno Statuto, nel rispetto delle norme civilistiche.
La Regione Piemonte, con l’approvazione della Legge regionale n. 21 del 2 novembre 2016, riconosce nell’associazionismo fondiario consentendo la valorizzazione del patrimonio fondiario, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, la prevenzione dei rischi idrogeologici e degli incendi nonché l’applicazione di misure di lotta obbligatoria degli organismi nocivi ai vegetali.
L’esempio di Carrega Ligure rappresenta una concreta e fattibile valutazione.
Di seguito una concreta riflessione di Claudio Martinotti Doria
Carrega Ligure è un comune molto interessante, in Alta Val Borbera, nell’area delle 4 province 4 regioni che è tra le più affascinanti d’Italia, da tutti i punti di vista.
Lo seguo e frequento seppur indirettamente da 30 anni, avendo rilevato spunti pragmatici molto utili per affrontare tempi difficili, che io attendevo da anni, prevedendo che si sarebbero verificati.
Premetto che Carrega Ligure ha perso circa il 97% dei suoi abitanti dall’Unità d’Italia a oggi, passando da circa 3300 alla sessantina di oggi (quelli ufficiali sono fasulli, risiedono all’anagrafe ma non ci vivono), è tra i più grandi d’Italia come superficie, con una dozzina di frazioni piuttosto distanti tra loro, ancora abitate e agibili, che d’estate si popolano di centinaia di abitanti nelle loro seconde case, prevalentemente originari del luogo.
Di seguito le principali caratteristiche salienti dell’area, che reputo preziose per i tempi cupi che verranno:
- Quasi ogni frazione gestisce un proprio acquedotto che a volte attinge anche da più sorgenti, l’acqua pertanto costa pochissimo e non rischia di mancare.
- Quasi ogni frazione possiede un suo consorzio rurale cui partecipano quasi tutti gli abitanti, anche gli estivi, che oltre all’acquedotto gestisce le strade, il cimitero, l’illuminazione e altri servizi, a volte recuperano vecchi edifici e li trasformano in circoli ricreativi o recuperano vecchi mulini e recuperano e seminano specie cerealicole antiche come a Magioncalda. I giovani del luogo hanno spirito d’iniziativa e cooperativistico.
- Hanno creato un parco naturale regionale, primo esempio di progetto bottom up, cioè richiesto dalla stessa amministrazione comunale e poi approvata dalla regione, integrato nell’ex parco Capanne di Marcarolo ora divenuto dell’Appennino Piemontese.
- Potrebbero divenire facilmente autonomi anche energeticamente, come avevo suggerito a persone del luogo che ho conosciuto, applicando con modica spesa delle turbine idroelettriche agli stessi acquedotti, che sfruttando la potenza di scorrimento dell’acqua potrebbero fornire energia a ogni frazione, oppure tramite l’abbondanza di legna da ardere a basso prezzo potrebbero ricorrere a piccole centrali locali a biomassa.
- Potrebbero divenire autonomi anche dal punto di vista alimentare (dopo quello energetico), potenziando le esistenti e/o costituendo altre cooperative agricole e consorzi rurali, in modo da gestire l’intera filiera alimentare, sia cerealicola che frutticola, orticola e zootecnica (i pascoli disponibili consentono gli allevamenti allo stato brado e la produzione di carne biologica, come già sta avvenendo nella vicina Cabella Ligure, nelle frazioni di Dova).
Questi gli spunti sui quali meditare e porsi qualche obiettivo per il futuro. Sono le comunità locali che dovranno trovare il modo di superare gli egoismi individuali e le divergenze per coordinarsi nell’interesse comune e territoriale, puntando all’autosufficienza da tutti i punti di vista.
Nella foto: Il mulino di MAGIONCALDA, ripristinato e messo in funzione con fondi mirati (dal sito ufficiale del Comune di Carrega Ligure)