PREMESSE GENERALI: CENNI
CULLA della UMANITA’ – CULLA della CIVILTA’ OCCIDENTALE (CIVILTA’ GRECA)
L’UMANITA’ di fatto si sviluppa:
- A) nella vastissima geografia del Mediterraneo e Mar Egeo e poi ben oltre in Asia: questo per quello che più ci può interessare direttamente o indirettamente.
- B) nella Cina.
- C) nell’India.
- A) a) Geografia del Mediterraneo b) Mar Egeo c) Oltre e in Asia
- a) Egitto, Mesopotamia (Babilonia e Assiria), Fenicia, Palestina (Ebraismo), Iran. In sviluppo vediamo, Persia il cui impero si estese per tutto l ‘Oriente dal golfo Persico al Mediterraneo.
- b) Mar Egeo: Civiltà Pregreca. Isola di Creta (Civiltà Cretese: Minosse, Dedalo e Icaro) e da questa si sviluppa Micene (Civiltà Micenea: Agamennone: Argolide sita in terra ferma Grecia), altro.
- c) Oltre e in Asia: città lingua greca
Civiltà Pregreca: secoli XII, XI, X a.C.
La Civiltà Micenea (sviluppo della Civiltà Cretese) scompare quasi improvvisamente attorno al XII sec. (terremoti, invasioni?).
Civiltà Pregreca Circa XII secolo (1100 a.C.)
Invasione Dorica dall’alto dei territori e crollo definitivo della Civiltà Micenea come sopra detto.
Civiltà Greca VIII-VII secolo
Dopo alcuni secoli prepotentemente si sviluppa la civiltà greca.
VIII sec. : guerra fra Troia (Asia Minore sull’Egeo) e Greci (Achei, gli Elleni ). Metà del VII Omero ne narra le vicende nell’Iliade.
Via Via, data anche la costellazione di isole, la caratteristica non pianiforme del territorio, ed altro, si formano aggregazioni che definiamo città, ciascuna delle quali si organizza e vive in modo autonomo dando vita alle Città-Stato.
Tra il VIII e il VII secolo i Greci si espandono nel Mediterraneo verso la Corsica, la Gallia (Marsiglia), nel Mar Nero fino alla Spagna. In Asia sul Mar Egeo nascono città (Mileto ad esempio). Aggregazioni, città, In Italia Meridionale fino al Lazio e Sicilia, definiti dai Romani Magna Grecia.
Questa situazione di frastagliamento e pluralità di piccole città di fatto, con declino progressivo di Atene e Sparta dopo la guerra del Peloponneso, impedì la creazione di un tipo di Stato Unitario che, in parte, potrà avvenire con Filippo il Macedone ed il figlio Alessandro Magno.
LA GRECA ANTICA e LA GRECIA CLASSICA
La Grecia Antica, “Paese unico al Mondo”. Per essere stata la “culla” della Civiltà Occidentale, ricorre costantemente nei tempi ed anche oggi, per i più diversi aspetti. Ma facciamo alcune premesse, diciamo di inquadramento, per arrivare poi appunto alla Grecia Antica e quindi alla Grecia Classica e quindi alla Civiltà Occidentale. Le premesse sono utili per avere una seppure molto sommaria, imprecisissima visione e situazione. Le vicende accennate sono davvero molto complesse. I cenni fatti sono in funzione della narrazione delle vicende greche.
GRECIA ANTICA: VIII, VII, VI secoli
Allegate vi sono due cartine sulla Grecia Antica. A
– Sulla parte sinistra verso il basso, sono indicate le varie Regioni storiche greche, così: l’Isola di Creta, il Peloponneso (con le regioni: l’Elide, la Acaia, l’Arcadia, la Messenia, la Laconia – Sparta -, l’Argolide – Argo – Micene), Corinto, Megara, l’Attica – Atene –
– Altre risalendo l’Epiro, la Tessaglia. E poi, non greche, più in sù, la Macedonia, la Peonia, la Tracia. In mezzo vi è il Mare Egeo.
– A destra del Mar Egeo si protendono il Continente Asiatico, i Dardanelli (anticamente l‘Ellesponto), il Mar di Marmara (anticamente la Propontide), Istanbul (anticamente Bisanzio), il Bosforo, il Mar Nero (anticamente il Ponto).
– Dalla Propontide e poi a scorrere verso il basso sempre sul continente asiatico e verso il Ma Egeo, vi sono diverse isole e città greche (Lesbo, Mitilene, Chio, Efeso, Mileto).
Il continente Asiatico si estende a destra fin verso la Cina, l‘India, e, dopo guerre ed annessioni, vede sorgere l’Impero Persiano che si protende in senso opposto sempre più verso il Mar Egeo conquistando città greche che da tempo appunto sono sorte sulla costa Asiatica stessa e sul Mar Egeo: le due cartine topografiche sono chiare, ma vanno lette con attenzione perché complessa è la conformazione della “situazione greca” in passato ed anche in periodi più recenti a cominciare appunto dal tipo di territori e dalla pluralità di Città-Stato. La cartina “Grecia Antica” è più semplice, la cartina “Antica Grecia” più complessa.
GRECIA CLASSICA: V, IV secoli
La Grecia Classica comprende circa 150 anni relativi in specie al V sec. a. C. ed al IV sec. Già nel VIII- VII, appunto, comincia a “sorgere” la Civiltà Classica: Licurgo a Sparta, Dracone in Atene. E nel VI Solone in Atene struttura assemblee e promuove forme di democratizzazione, e poi – dopo una dittatura – Clistene in Atene. Nel VI nasce la filosofia con Talete di Mileto e poi Anassimandro di Talete, Pitagora (Magna Grecia) Esopo; nascono celebri poeti (Alceo, Saffo).
V sec.
– Scontro Impero Persiano/Greci: Maratona (vittoria greca), Termopili (vittoria persiana sugli spartani), Salamina (vittoria ateniese), Platea (vittoria spartana: Impero Persiano sconfitto.
– Poeta Simonide, Bronzi di Riace (Magna Grecia?), Agrigento (tempio di Zeus), Segesta (Tempio Dorico), Atene (Partenone), Policleto (Dorifero), Fidia statua di Zeus, Fregi del Partenone. Eraclito, Parmenide, Erodoto, Eschilo, Euripide, Sofocle, Aristofane, Euclide, Anassagora, Ippocrate, Euclide, Empedocle, Tucidide.
V sec. (2^ metà) famosa guerra del Peloponneso fra Atene e Sparta narrata da Tucidide), vinta da Sparta. Le due città comunque dopo entrambe declinano, IV sec. breve periodo di Tebe, sempre IV la Macedonia inizia la sua politica di potenza con Filippo il macedone e quindi Alessandro Magno.
Vediamo il V Secolo ante e durante la guerra del Peloponneso
Il V secolo in specie è dominato ai più vari livelli ed aspetti da Atene: una esplosione di democrazia, di cultura, di pensiero, di scienze, di potenza e di forza estensiva, vera culla della Civiltà Occidentale.
Pericle
Eccelle ed è ricordato e citato costantemente da sempre dal punto di vista politico, sociale, militare, Pericle. Ne parla e tratta lo scrittore Tucidide, che scrisse la guerra del Peloponneso fra Atene e Sparta: una descrizione quale non fu mai prima, né probabilmente dopo e fino ai nostri tempi. Fatti, osservazioni, valutazioni sue e di svariati personaggi del tutto attinenti alla vita anche odierna: un testo che merita di essere letto, riletto, studiato. Pericle al culmine della sua fama e dei suoi interventi nello Stato-Atene, è sostenitore della guerra contro Sparta. Pericle esaminando la sconfitta finale di Atene contro Sparta.
La guerra del Peloponneso, scritta da Tucidide, è durata complessivamente 27 anni. Atene padrona dei mari, Sparta guerriera continentale.
1^ Fase (431 – 421), detta anche guerra archidamica dal re di Sparta, Archidamo, che devastò più volte il territorio ateniese.
2^ Fase (421 – 413), dalla pace di Nicia alla spedizione ateniese in Sicilia che si concluse con la disfatta di Atene.
3^ Fase (413 – 404), declino ateniese e Lega delio-attica, intervento della Persia al fianco di Sparta. In Atene rivoluzione oligarchica del 411. Conclusione della esposizione di Tucidide. Dal 411 Proseguirà l’ateniese Senofonte.
PERICLE: sulla Democrazia
Straordinario discorso di Pericle nel 431 a.C., definito sulla” Democrazia”, come descritto da Tucidide nel libro II 34- 41 della guerra del Peloponneso.
Nel 431 a.C. è iniziata la guerra del Peloponneso. Siamo ad Atene. Dopo il primo anno vi sono i primi caduti dei quali Pericle pronuncia il discorso di lode. Vengono fatti dei riassunti esplicativi del discorso di Pericle: ho però ritenuto di ritrascrivere, fra virgolette, in corsivo, quanto scritto da Tucidide con tratti del discorso di Pericle almeno nei tratti più significativi.
«““34 Nello stesso inverno gli Ateniesi, secondo le usanze patrie, seppellirono, a spese pubbliche, i primi caduti di questa guerra, nel modo seguente… un uomo che abbia doti di intelletto, e sia stimato dai cittadini, pronuncia per loro il discorso di lode che conviene…Per questi primi caduti, dunque, fu scelto a parlare Pericle di Santippo… fattosi avanti… in questo modo parlò:
35 “” La maggioranza di coloro che già prima di me…
36 “” Ma per prima cosa comincerò dagli antenati: … aggiunsero quell’impero che ora è nostro…l’ampliamento dell’impero è opera nostra…Ma in virtù di quali principi noi siamo giunti a questo impero, e con quale costituzione, con qual modo di vivere tale impero si è ingrandito, questo mi accingo a fare per prima cosa, e quindi a lodare costoro
37 “” Abbiano una costituzione che non emula le leggi dei vicini, in quanto noi siamo più d’esempio ad altri che imitatori. E poiché essa è retta in modo che i diritti civili spettino non a poche persone, ma alla maggioranza, essa è chiamata democrazia: di fronte alle leggi, per quanto riguarda gli interessi privati, a tutti spetta un piano di parità, mentre per quanto riguarda la considerazione pubblica nell’amministrazione dello Stato, ciascuno è preferito a seconda del suo emergere in un determinato campo, non per la provenienza di una classe sociale ma più che per quello che vale. E per quanto riguarda la povertà, se uno può fare qualcosa di buono alla città, non ne è impedito dall’oscurità del suo rango sociale. Liberamente noi viviamo nei rapporti con la comunità, e in tutto quanto riguarda il sospetto che sorge dai rapporti reciproci nelle abitudini giornaliere, senza adirarci col vicino se fa qualcosa secondo il suo piacere e senza infliggerci a vicenda molestie che, sì, non sono dannose, ma pure sono spiacevoli ai nostri occhi. Senza danneggiarci reciprocamente i rapporti privati e nella vita pubblica la reverenza soprattutto ci impedisce di violare le leggi, in obbedienza a coloro che sono nei posti di comando, e alle Istituzioni, in particolare a quelle poste a tutela di chi subisce ingiustizia o che, pur essendo non scritte, portano a chi le infrange una vergogna da tutti riconosciuta.
38 “” E abbiamo dato al nostro spirito moltissimo sollievo dalle fatiche, istituendo abitualmente giochi e feste per tutto l’anno, e avendo belle suppellettili nelle nostre case private, dalle quali giornalmente deriva il diletto con cui scacciamo il dolore. E per la sua grandezza, alla città giunge ogni genere di prodotti da ogni terra, e avviene che noi godiamo dei beni degli altri uomini con non minor piacere che dei beni di qui.
39 “”Ma anche nelle esercitazioni della guerra noi differiamo dai nemici per i seguenti motivi. Offriamo la nostra città in comune a tutti, nè avviene che qualche volta con la cacciata degli stranieri noi impediamo a qualcuno di imparare o di vedere qualcosa (mentre un nemico che potesse vedere una certa cosa, quando non fosse nascosta, ne trarrebbe un vantaggio). Ché la nostra fiducia è posta più nell’audacia che mostriamo verso l’azione (audacia che deriva da noi stessi), che nei preparativi di difesa e negli inganni. E nell’educazione, gli altri subito fin da fanciulli cercano con fatiche ed esercizi di raggiungere un carattere virile, mentre noi, pur vivendo con larghezza, non per questo ci rifiutiamo di affrontare pericoli equivalenti…. Se si scontrano con una piccola parte di noi e la vincono, si gloriano di averci respinti tutti, mentre se sono vinti si vantano di esserlo stati da tutti noi…
40 “”Amiamo il bello, ma con semplicità, e ci dedichiamo al sapere, ma senza debolezza; adoperiamo la ricchezza più per la possibilità di agire, che essa offre, che per sciocco vanto di discorsi, e la povertà non è vergognosa ad ammettersi per nessuno, mentre lo è assai più il non darsi da fare per liberarsene. Riuniamo in noi la cura degli affari pubblici insieme a quella degli affari privati, e se anche ci dedichiamo ad altre attività, pure non manca in noi la conoscenza degli interessi pubblici. Siamo i soli, infatti, a considerare non già ozioso, ma inutile chi non se ne interessa, e noi Ateniesi giudichiamo o, almeno, ponderiamo convenientemente le varie questioni, senza pensare che il discutere sia un danno per l’agire, ma che lo sia piuttosto il non essere informati dalle discussioni prima di entrare in azione. E di certo noi possediamo anche questa qualità in modo differente dagli altri, cioè noi siamo i medesimi e nell’osare e nel ponderare al massimo grado quello che ci accingiamo a fare, mentre negli altri l’ignoranza produce audacia e il calcolo incertezza… E anche per quanto riguarda la nobiltà d’animo, noi ci comportiamo in modo opposto a quello della maggioranza: ci procuriamo gli amici non già col ricevere i benefici ma col farli. Chi ha fatto il favore è un amico più sicuro, in quanto è disposto con una continua benevolenza verso chi lo riceve a tener vivo in lui il sentimento di gratitudine, mentre chi è debitore è meno pronto, sapendo che restituisce una nobile azione non per fare un piacere ma per pagare un debito. E siamo i soli a beneficiare qualcuno senza timore, non tanto per aver calcolato l’utilità del beneficio ma per la fiducia che abbiamo negli uomini liberi.
41 “”Concludendo, affermo che tutta la città è la scuola della Grecia… lo indica la stessa potenza della città, potenza che ci siamo procurata grazie a questo modo di vivere. Sola tra le città di adesso, infatti, essa affronta la prova in modo superiore alla sua fama… Noi spieghiamo a tutti la nostra potenza con importanti testimonianze e molte prove, e saremo ammirati dagli uomini di ora e dai posteri senza bisogno delle lodi di un Omero o di un altro…. per aver costretto tutto il mare e la terra a divenire accessibili alla nostra audacia, stabilendo ovunque monumenti eterni delle nostre imprese fortunate o sfortunate. Per una tale città combattendo, costoro, che nobilmente pretesero di non esserne privati, sono morti, e ognuno dei sopravvissuti è giusto che sia disposto ad affrontare sofferenze per lei.
42 “”Per questo mi sono dilungato…””»
Così si conclude lo stralcio dell’intervento di Pericle
***
La guerra iniziata nel 431 causa subito anche agli Ateniesi, morte, distruzioni e danni. Allora il Popolo di Atene si solleva contro Pericle il quale, convocata l’Assemblea degli Ateniesi, tiene loro altro memorabile discorso, dove riesce a ribaltare (non del tutto forse) timori e paure, ma in definitiva convince il Popolo stesso a riaffidargli il governo della città. Non trascrivo il testo del discorso, ma riporto quello che Tucidide scrisse, ancora illustrando la eccezionale figura del Personaggio Pericle. Infatti sempre nel II libro leggiamo altre considerazioni, valutazioni e frasi memorabili: Pericle morì pochi mesi dopo – nel 429 – a causa della terribile pestilenza che colpi la città e i successori non furono all’altezza per un buon proseguimento della guerra allargandone i fronti, invadendo parte della Sicilia specie finalizzati a distruggere la grande Potenza di Siracusa. L’avventura in Sicilia fu un disastro immane per Atene, la causa più rilevante della definitiva finale sconfitta contro Sparta.
Dice con parole immortali, Tucidide parlando di Pericle, ritrascritto in corsivo:
«“”65 Ma poco dopo, come di solito fa il popolo, lo rielessero stratego e gli affidarono tutti gli affari pubblici… Infatti, per tutto il tempo in cui guidò la città in periodo di pace, la condusse con moderazione e così la mantenne sicura, ed essa sotto il suo governo, divenne grandissima. Quando poi scoppio la guerra, anche in questo caso, a quanto appare, ne previde la gravità. Sopravvisse ancora due anni e sei mesi all’inizio della guerra stessa e dopo la sua morte ancor di più si vide la sua preveggenza. Disse infatti che gli Ateniesi avrebbero vinto se fossero rimasti tranquilli, si fossero curati della flotta, non avessero ampliato il loro impero nel corso della guerra e non avessero fatto correr pericoli alla città. Gli Ateniesi invece fecero tutto il contrario e per ambizione e vantaggi personali decisero – con svantaggio proprio e dei loro alleati – imprese che sembravano estranee alla guerra e che, se fossero riuscite, avrebbero portato gloria e vantaggi soprattutto ai privati cittadini, mentre, se fossero fallite, si sarebbero rivelate un danno per la città, considerando le esigenze della guerra.
Ne era motivo il fatto che Pericle, potente per dignità e per senno, chiaramente incorruttibile al denaro, dominava il popolo senza limitarne la libertà, e non era da lui condotto più di quanto egli stesso non lo conducesse, poiché Pericle non parlava per lusingarlo, come avrebbe fatto se avesse ritenuto il potere con mezzi illeciti, ma lo contraddiceva anche sotto l’influsso dell’ira, avendo ottenuto il potere per suo merito personale.
Quando dunque li vedeva inopportunamente audaci per tracotanza, con la parola li riduceva al timore, mentre quando erano irragionevolmente spaventati li rimetteva in condizione di aver coraggio. Vi era così ad Atene una democrazia, ma di fatto un potere affidato al primo cittadino. I suoi successori, invece, che più di lui erano uguali tra di loro, e che tendevano ognuno a primeggiare, si misero ad affidare al popolo anche il governo dello Stato, per fargli piacere. In seguito a ciò si commisero molti altri errori, naturali per una città grande e in possesso di un impero, e soprattutto si sbagliò a fare la spedizione di Sicilia, la quale non fu tanto un errore di calcolo nei riguardi dei nemici che gli Ateniesi andavano ad assalire, quanto un errore per non avere assegnato a chi partiva i mezzi sufficienti; inoltre, per calunnie private che avevano come argomento l’egemonia politica …Sconfitti in Sicilia con il resto delle forze militari e con la maggior parte della flotta, già in preda alla discordia nell’interno della città, pure per dieci anni resistettero ai nemici che già prima li minacciavano, a quelli che poi si erano aggiunti dalla Sicilia, alla maggioranza degli alleati che si erano ribellati, e infine per giunta a Ciro, il figlio del re di Persia il quale forniva ai Peloponnesi denaro per la flotta. E non cedettero sino a che non si danneggiarono tra di loro, cadendo in preda a discordie private. Tanto abbondanti erano, all’inizio della guerra, le risorse di Atene, per cui Pericle poté affermare che assai facilmente la città avrebbe potuto vincere””».
*********
Nel 404 termina dunque la guerra del Peloponneso con la sconfitta di Atene. Dagli Spartani viene instaurata in Atene la dittatura dei 30 tiranni. Caduta la Dittatura, declinate ormai Atene e Sparta, dopo breve apparizione di Tebe, emerge la Macedonia. Nelle varie Comunità greche infatti sempre più declassate per le discordie e rivalità e prostrate per le guerre tra di loro, inizia a sentirsi la necessità di una pacificazione ed il desiderio di un Potere forte centrale. Questo compito venne attuato da Filippo II di Macedonia (nonostante la grande opposizione di Demostene) che, riorganizzò lo Stato e si volse a conquistare la Grecia. Creò La famosa Falange Macedone.
A Filippo (morto assassinato) succedette il figlio Alessandro Magno (ebbe come precettore Aristotele) che si consolidò in Grecia, dopo aver piegato una rivolta che stava serpeggiando in tutta la Grecia. Si volse quindi verso la Persia che sottomise in poco più di tre anni: impresa giudicata portentosa già allora. Eschine grande oratore greco rivale di Demostene disse: “quello che i vostri occhi vedono, parrà sogno ai posteri”. Alessandro si avvia alla grande spedizione in India (327 a.C.), ma muore improvvisamente a Babilonia nel 323 a.C. per una malattia malarica.
Morto Alessandro, la sua costruzione unitaria si sfalda. Resta l’organizzazione militare: i vari generali si attribuiscono compiti e funzioni sotto il capo supremo Perdicca, ma presto l’unità apparente si frantuma. Si creano quindi il regno di Egitto (con la dinastia macedone dei Tolomei), il regno di Siria (capitale Antiochia: si formano poi il regno di Pergamo, del Ponto, dei Parti), il regno di Macedonia. E poi via via altri successivi regni e stati.
Intanto si affacciano i Romani che via via conquistano territori nel Mediterraneo. Nel 168 a.C. il re macedone Perseo viene sconfitto a Pidna e fatto prigioniero, ed ancora sempre a Pidna i Macedoni nel 148 a.C. vengono nuovamente battuti.
Nel 64 a.C. Gneo Pompeo Magno assoggetta la Siria che diventa Provincia Romana di Siria e nel 63 a.C. gli ebrei divennero tributari di Roma. Si giunge ad Erode Antipatro (discendente anche lui da uno dei generali di Alessandro Magno), che riesce ad ottenere il titolo di Re, scalzando i discendenti dei Maccabei e tiranneggiando il popolo ebreo. A lui successe Erode il Grande, eguale tiranno, che ricostituì il Tempio di Gerusalemme, costruì un teatro, un anfiteatro, fece altre imponenti opere.
IL CRISTIANESIMO – Imperatore Augusto
Erode il Grande fu l’autore delle stragi degli innocenti avendo saputo dai Magi che era nato un Re (cioè Gesù): In quel periodo, imperante era Cesare Ottaviano Augusto (figlio adottivo di Caio Giulio Cesare) il vincitore di Antonio e Cleopatra. Gesù nacque imperante Cesare Ottaviano Augusto.
Nel 33 d.C. Gesù venne messo a morte, essendo Re della Giudea Erode Antipa, procuratore romano Ponzio Pilato, imperatore Tiberio. Tiberio primo imperatore dopo Augusto. È dunque finito con Augusto il lungo periodo diciamo repubblicano e democratico, ed è iniziato quello imperiale. Augusto – Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, e così via a seguire.