Dall’amico Carlo Baviera riceviamo e pubblichiamo integralmente il suo pensiero sul Monferrato.
Alle fine mi sono stufato anch’io. Per anni ho cercato di spiegare a qualche amico che continuava a prendersela con <gli alessandrini> e con i nostri politici locali <proni e succubi> ad Alessandria. Gli ho spiegato che non sempre e non per tutti era così; che nei partiti, almeno quelli seri, le proprie ragioni e quelle dei propri territori si difendono non con una visione campanilistico localista, ma sapendo esaltare i propri punti di forza all’interno di una visione ampia e articolata; che un territorio come il nostro non doveva impostare le sua politiche con l’altezzosità da Marchesato o continuando a contestare i vicini, ma promuovendo e coltivando alleanze con le aree circostanti; che era importante – in epoca di globalizzazione – avere progetti di collaborazione con altre zone limitrofe, per crescere insieme.
Addirittura cercavo di spiegare che diminuendo la popolazione, sia della città capoluogo che dell’intero Comprensorio, era obiettivamente difficile mantenere tutti i servizi e tutte le istituzioni che come Capitale del Monferrato riteniamo debbano essere riconosciute a quest’area, la quale deve però anche essere <risarcita> per la ferita provocata dalla presenza di amianto: risarcita nel senso che il volto nuovo, bonificato, di città resiliente e che si è predisposta per ritornare a svolgere un ruolo industriale, commerciale, turistico, sportivo, di innovazione tecnologica e scolastica va messo in luce e promosso.
Adesso basta! Gli amministratori locali (di destra, di centro, di sinistra) non c’entrano. Leggevo, tempo addietro, su Il Monferrato che la Regione Piemonte annuncia la costituzione della Federazione delle strade del vino e dei sapori del Piemonte. Ovviamente il Monferrato casalese non viene indicato. Vedo in un video pubblicato su Facebook che si indicano 50 (diconsi cinquanta!) aree e luoghi del Piemonte per cui la Regione merita una visita e un soggiorno: 50! E il casalese è presente di sfuggita con Crea fra i Sacri Monti. Si è costituita una ATL che comprende i territori del sito Unesco e Casale viene inserita in quella dell’alessandrino: ma si ricordano, lo sanno in Regione, che il casalese (con gli Infernot) fa parte del sito Unesco e quindi dovrebbe turisticamente essere legato all’astigiano e all’albese? Pare proprio che non gli interessi. Avremo commesso nei lustri passati errori e avremo manifestato lacune o incapacità, ma non è possibile che in ogni occasione, in ogni campo, il Casalese sia sempre tagliato fuori. Questa non è una maledizione divina! comincio a credere anch’io (difficile adattarsi a questa tesi, ma datemi un’altra spiegazione razionale e logica) che si voglia scientemente fare del nostro territorio una terra di conquista (possedimenti elettorali, sociali, economici) da suddividersi da parte di altre aree e politici.
La fase elettorale per il rinnovo del Consiglio Regione è terminata, la nuova Giunta si è insediata, le promesse non servono più. Servono i fatti. Allora, perché i signori Consiglieri eletti anche grazie ai voti del Monferrato casalese non sottoscrivono un impegno per individuare questo territorio come area autonoma (con cui bisogna obbligatoriamente concertare gli interventi e che non può essere dimenticata quando si considerano i territori periferici)? Di recente, sempre il bisettimanale Il Monferrato, ha riproposto in tre brevi scritti la storia del Comprensorio di Casale, quella della sua ASL, e del Circondario con il Co.Re.Co: non è il caso di ripensare, come Regione, a organismi che ridiano voce alle periferie, che le rendano amministrativamente un’articolazione delle Province, con meccanismi che ne facciano un organo da consultare e con cui confrontarsi per le decisioni che ci coinvolgono? Io resto favorevole ad un Ente Intermedio (Provincia) territorialmente coincidente grosso modo con i Comprensori: ma mi accontenterei di un organismo sottoprovinciale con propria rappresentanza.
E permettetemi l’eresia, lo spararla grossa, infine suggerisco (questo vale per tutti gli amministratori comunali [anche dei Paesi]) la richiesta per L’INDIZIONE DI UN REFERENDUM PER PASSARE ALLA LOMBARDIA. Se anche l’Amministrazione Provinciale di Alessandria non è in grado di difendere e sostenere il suo territorio è giusto che la abbandoniamo!!!!! Ma non per acquattarsi con Vercelli; no! Fuori Piemonte.
Quindi non “politici succubi di Alessandria” ma neanche “cittadini succubi di altre parti del Piemonte”. Se siamo zona senza qualità, senza eccellenze, zona dimenticata o di assoluta normalità in Piemonte, allora cerchiamo di trasformarci in area <speciale> (per i vini, la storia, l’arte, il territorio, i paesaggi, e altro ancora) per un’altra Regione! Per la Lombardia potremmo essere un polmone verde, la collina per scampagnate e riposo tranquillo; il vigneto vicino a casa; una serie di Borghi e di siti ricchi di arte. Una zona da valorizzare e non solo da usare! Si chieda il referendum!
Se Casale Monferrato, che dovrebbe cambiare nome in INESISTENTE, SCONOSCIUTA, DIMENTICATA, TRASPARENTE, INVISIBILE (così come Ulisse si tramutò in Nessuno), nel 1215 fu conquistata con le armi e devastata dai vicini avversari oggi lo è in modo più soft attraverso l’abbandono, l’appropriazione e la spoliazione dei suoi punti di forza (i Paleologi, il nome Monferrato, il vino, le imprese trasferite altrove, gli Uffici e i Servizi pubblici trasferiti, Bistolfi mai indicato tra gli artisti e gli scultori di rilievo, il non mai citarla nelle pubblicità, indicare altri luoghi come Capitale).
Sto esagerando? Può darsi, ma la realtà è quella descritta, mi si dimostri concretamente che sbaglio. Addirittura si gioca sulla divisione fra casalesi, l’addossarsi a vicenda le responsabilità di cedimento, di poco coraggio, di debolezza verso i partiti che pro-tempore gestiscono Provincia e Regione: il divide et impera si perpetua, e un territorio viene penalizzato. Anche i trasporti ferroviari, con il ripristino previsto della Casale-Mortara, è slittato un’altra volta; la Casale-Vercelli continua ad essere una speranza per Casale nel quasi completo disinteresse di altri. Non dico nemmeno della Casale-Asti per non essere deriso (sistemare una galleria non credo sia la spesa più onerosa per il sistema). Tutto sta a dimostrare la perenne presa in giro, al di là delle rassicurazioni e delle pacche sulle spalle.
Del resto anche il Presidente Mattarella nel messaggio inviato al presidente dell’Anci, Antonio Decaro, in occasione dell’inizio della XIX conferenza nazionale dei piccoli Comuni ha affermato: “La popolazione che vive fuori dai grandi centri urbani non può essere sottoposta a disagi sul piano dei servizi e della mobilità che giungono, talvolta, a comprimere gli stessi diritti di cittadinanza, favorendo, così, l’ulteriore spopolamento di paesi e borghi, con il manifestarsi di fragilità sociali e ambientali destinate a impoverire l’intero Paese”.
Se quanto detto è un eccesso, una delle tante lamentele improduttive, lo si potrà verificare solo vivendo e solo vedendo rifiorire questo territorio. Per intanto chiediamo di diventare lombardi, se come piemontesi siamo figli di serie D (come la gloriosa squadra di calcio nerostellata; ma giochiamo per la promozione in serie superiori). E anche questa volta si può iniziare a sparare sul pianista … sempre a salve!