A proposito del video provocatorio e ironico del cosiddetto “macellaio di Ozzano” sulla recente riapertura all’aperto dei ristoranti in condizioni meteo pessime, pur non entrando nel merito e nella valutazione dell’ormai frequente cazzeggio mediatico e del valore della notizia, a interessarmi è che ho rilevato diversi articoli sui media nazionali, compresa l’agenzia di stampa ANSA, nei quali il protagonista dell’episodio è stato definito “astigiano” (intendo l’origine e non il luogo di lavoro), perché essendo di Ozzano Monferrato hanno probabilmente associato il Monferrato all’astigiano.
Per immediata associazione d’idee mi è tornato alla mente quando negli anni ’90 giravo l’Italia per motivi di leadership nel volontariato ambientale istituzionale e ovunque andassi per riunioni, convegni o conferenze, essendo delegato per il Piemonte mi domandavano da quale zona della regione provenivo e specificavo sempre che risiedevo in “Monferrato” e la reazione immancabilmente era: “allora sei di Asti, sei astigiano”, sfoggiando la loro presunta cultura storico-geografica.
Un casalese o monferrino in genere potrebbe essere indotto a pensare: “sempre meglio che essere considerato alessandrino” … ma il punto critico è che a distanza di trent’anni non è cambiato praticamente nulla, salvo l’effimero conforto psicologico che i mandrogni, nonostante i loro sforzi di impossessarsi del brand Monferrato e di conseguenza di far identificare il Monferrato con l’alessandrino, non sono riusciti a scalfire questo pregiudizio attributivo all’astigiano, che per quanto mi riguarda, dal punto di vista storico è molto più giustificato, in considerazione del fatto che il marchese Giovanni II dei Paleologi di Monferrato a metà del XIV secolo aveva intenzione di insediare la propria corte ad Asti rendendola di fatto la capitale del suo marchesato.