Il 25 giugno 1946, 74 anni fa, aveva luogo la prima seduta dell’Assemblea Costituente.
Un momento cruciale per la storia del nostro Paese, una giornata che racchiude nel suo significato tutta la rinascita politica e sociale di un popolo ferito ma fortemente desideroso di ricominciare. Il riscatto degli italiani comincia da qui, dal Governo che saluta nell’Assemblea l’espressione della sovranità popolare.
Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, si leva in piedi tra vivissimi applausi e nel suo accorato discorso pronuncia queste parole che risuonano oggi più che mai come un monito di impulso, spinta di coraggio e determinazione.
“Con ardimento, con tenacia, con sforzo disciplinato abbiamo gettato un ponte sull’abisso fra due epoche, riuscendo a compir l’opera lunga e difficilissima senza perdita di uomini e di materiali.
Qual popolo può richiamarsi a simile esempio di verace democrazia?
Altrove furono il terrore, i massacri, la guerra civile.
Operano nella Repubblica italiana le tendenze universalistiche del Cristianesimo, quelle umanitarie di Giuseppe Mazzini, quelle di solidarietà del lavoro, propugnate dalle organizzazioni operaie. Questa democrazia sarebbe chiamata ad un’utilissima funzione nella ricostruzione internazionale. Come non sentire che colpirci in questo momento nella nostra vitalità nazionale, significa anche indebolire la missione internazionale che storia e natura ci hanno affidato?
Conosco ed apprezzo gli uomini che negoziano e deliberano, in nostra assenza, a Parigi; essi sanno, per averglielo io detto e ripetuto occhi negli occhi: la comunità nazionale italiana, colla migliore buona volontà non può, fisiologicamente, non può sopportare certe mutilazioni e certe perdite di sangue.
Se proprio fosse vero che la mano è alzata per colpirci, fermatela; offuschereste, e rischiereste anzi di spegnere una luce nuova e antica, in un momento in cui il mondo già minaccia di declinare verso le tenebre del passato”.
Anche oggi, nel 2020, l’Italia è messa alla prova da continue sfide tra segnali di crisi e instabilità. Ma la ricostruzione civica e culturale del nostro Paese non può e non deve cristallizzarsi nelle sabbie mobili della paura e del lassismo.
Possiamo essere scintilla di cambiamento.
Possiamo essere uomini e donne libere in una Italia e in un’Europa ancora più grandi. Possiamo accettare e vincere la sfida di quella grande visione culturale e politica di Alcide De Gasperi.
Fonte: Fondazione De Gasperi