Per il Sindaco Federico Riboldi è “un grande lago su cui riprendere le attività sportive acquatiche”, per il Comitato alluvionati Calca è “uno stagno, con il rischio di trasformarsi in una palude”.
E in effetti somiglia già ad una palude, con quelle piante acquatiche che si stanno allargando ogni giorno di più verso l’imbarcadero degli Amici del Po. Massimo De Bernardi, vicepresidente del Calca con gli altri aderenti al comitato, mesi fa aveva sollevato il problema, coinvolgendo la Regione e interpellando la ricercatrice dell’Enea Maria Rita Minciardi, che aveva individuato la causa soprattutto nello sbarramento della diga artificiale a valle del ponte sulla ferrovia, che produce energia dal salto d’acqua che vi è stato realizzato. Pochi giorni fa gli Amici del Po avevano tentato una sperimentazione con un tagliaerba ad acqua, ma la barca impiegata, abbastanza rara da reperire sul mercato costa 2.200 euro al giorno. “E gli addetti ai lavori – dice il consigliere Alberto Drera che con il collega Tiziano Allera aveva partecipato alla sperimentazione degli Amici del Po – dicono che più tagli, più le piante si sviluppano. Bisognerebbe arrivare ad estirparle, ma si sta ragionando con il Comune sul da farsi”. L’assessore all’Ambiente Cecilia Strozzi conferma: “stiamo esaminando le varie possibilità. Usciremo con un comunicato definitivo, sentendo chi ha già affrontato lo stesso problema”. La soluzione non sarà immediata perché si dovrà interpellare il Parco del Po e l’Aipo. Rischia dunque la manifestazione “Galleggia Non Galleggia” organizzata dagli Amici del Po a breve? O le piante creeranno ulteriori difficoltà ai naviganti e quindi più risate per chi assiste?
La soluzione la individua il Calca che al proposito ha già scritto all’Aipo e alle Aree Protette del Po piemontese, all’Arpa, al Comune: “Si programmi una settimana in cui si abbassa completamente la diga, fare scendere di conseguenza il livello dell’acqua e si organizzi un’estirpazione radicale della vegetazione infestante – dice il vicepresidente del Calca Massimo De Bernardi – Ma si approfitti del basso livello del fiume anche per fare una manutenzione che da due anni e mezzo non viene più praticata. Quanto materiale litoide si è accumulato in questo periodo?” È lo stesso problema che si verifica sotto il ponte del Sesia su cui la sindaca di Motta dei Conti, Emanuela Quirci ha preso recentemente posizione. < Il materiale in eccesso – continua De Bernardi – rallenta il deflusso dell’acqua in una zona dove la corrente del Po va addirittura al contrario, grazie allo sbarramento più a valle. Era il 2007 quando l’Autorità di Bacino parlava di circa 3, 5 milioni di metri cibi di materiale litoide da asportare alla confluenza tra Sesia e Po. Che fine ha fatto questa decisione? Sotto il pelo dell’acqua c’è ancora una grossa fetta di quell’isola che la società Allara due anni fa aveva rimosso solo parzialmente”. Il Calca pensa anche ai costi, proponendo che le risorse “siano messe a disposizione dall’Aipo o dalla proprietà della centrale idroelettrica, purché si agisca ora con il fiume in secca senza attendere l’autunno con il rischio alluvione”.