“Chiunque voglia sinceramente la verità è sempre spaventosamente forte”; questa frase di Dostojevski ci ricorda l’importanza di combattere perché la verità su ogni forma di ingiustizia sociale venga alla luce. Questo è lo spirito che ha sempre animato Bruno Caccia, assassinato dalla mafia a Torino il 26 giugno del 1983. Era un magistrato rigoroso e integerrimo, un grande investigatore. Non era un eroe, ma un uomo di Stato fermato dal piombo per l’azione di contrasto a mafie e corruzione. Procuratore Capo sotto la Mole, è l’unico magistrato assassinato dalle mafie nel nord Italia. Questa vicenda, che ha ancora molto da dire anche a noi oggi, non deve cadere nel dimenticatoio. Ed è per questo che Libera ha deciso di portarla nell’Aula Magna dell’Istituto d’istruzione superiore Ascanio Sobrero con la conferenza “Memoria a Caccia di verità”, il secondo evento di un ciclo di incontri di Formazione di Libera 2024 negli Istituti di Istruzione Superiore di Casale. L’incontro, organizzato dalle referenti del Presidio Alice Russo e Melissa Pozzi ha avuto come obiettivo quello di educare alla Responsabilità, diffondere una cultura della legalità, far maturare coscienza civile e partecipazione democratica. Durante l’evento sono intervenuti Carlo Piccini (membro della segreteria provinciale di Libera Alessandria, referente per i beni confiscati in Piemonte) e Cristina Caccia (figlia di Bruno Caccia). Erano presenti all’incontro il Sindaco Federico Riboldi e l’Assessore alla Cultura e all’Istruzione Gigliola Fracchia, che hanno portato i saluti istituzionali e hanno ricordato l’importanza di educare alla legalità tramite questo tipo di iniziative. Carlo Piccini, tra ‘ndrangheta e riutilizzo dei beni confiscati in Piemonte, ha spiegato perché è importante dare una nuova vita, tramite attività sociali, agli spazi che sono stati utilizzati dalla mafia. In particolare non è mancata l’occasione di approfondire la storia di Cascina Saetta, il primo bene confiscato in Provincia di Alessandria, gestito attualmente dall’associazione Parcival e dal Comune di Bosco Marengo. Dedicata alla memoria del giudice Antonino Saetta e del figlio Stefano, uccisi in un agguato mafioso in Sicilia. Due vittime innocenti di mafia collegati fortemente alla nostra provincia, assassinati da esponenti dello stesso clan mafioso a cui è stato confiscato il bene di Bosco Marengo. La cascina, grazie all’attività di Libera, della prefettura e del Comune è stata trasformata da attività illegale a opportunità. Nella sua area, infatti è stato installato un impianto di acquaponica, un sistema a ricircolo, dove l’acqua, grazie all’impiego di una o più pompe, viene prelevata da una vasca. Si tratta di un sistema che può essere utilizzato per l’allevamento di pesci o nelle coltivazioni e che potrebbe anche essere destinata ai paesi del terzo mondo, dove non è facile coltivare la terra. Cristina Caccia ha invece raccontato il vissuto di un uomo che non era solo un magistrato ligio al dovere e che non ha avuto timore di indagare su ogni forma di ingiustizia sociale, ma anche di un uomo che amava fare l’orto nella casa di campagna e ballare il tango con sua moglie in corridoio. “Mio padre era una persona normale che ha fatto il proprio dovere. Lui credeva nell’applicazione semplice e chiara della Legge e non era corruttibile”, ha spiegato Cristina Caccia. Ucciso dalla mafia, insediatesi nell’odierna “Cascina Bruno e Carla Caccia” bene confiscato a San Sebastiano Del Po, Bruno Caccia rimane l’unico magistrato nella storia italiana per il quale non è stata scritta tutta la verità. Esiste una verità storica ancora da ricostruire nella sua interezza e l’incontro ha avuto l’obiettivo di portare avanti un dovere civico, per non dimenticare la vita, le scelte, gli insegnamenti che ci ha consegnato.
L’Antimafia al Sobrero
- Autore dell'articolo:Benedetta Cerrato
- Articolo pubblicato:26 Marzo 2024
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