“Lo si raccoglie, [il virus] lo si diffonde in vari modi. Innanzi tutto ammalando noi stessi forniamo poi nelle nostre famiglie tanti focolai d’infezione che si irradiano poi a loro volta in molte altre case”. Questo sembra apparentemente un monito della virologa Ilaria Capua, o del professor Massimo Galli o del virologo Andrea Crisanti, per favorire il rallentamento della pandemia del Covid-19. Invece è semplicemente un suggerimento che la Signora Adelina C. scriveva su “Il Monferrato” nell’ottobre del 1918. Come chiaramente si evince si sta parlando della pandemia Spagnola, che solo in Italia provocò più di 600 mila vittime. La censura che all’epoca fu instaurata sulla stampa fu molto severa, lo si evince con molta chiarezza sfogliando “Il Monferrato” dell’epoca. Tuttavia curiosamente e solamente da uno scambio di opinioni in tre articoli-lettere di due Signore Adelina C., definita come insegnante e collaboratrice del giornale e Luisa Draghi Martegani, definita esimia scrittrice, emerge la presenza di un contagio con definizioni quali “epidemia”, “la malattia del giorno”, “influenza”, ed in un caso di “febbre così detta spagnola”. Le due Signore con un certo garbato contrasto esprimono la loro opinione sul come arginare il contagio con suggerimenti che apparentemente dovrebbero essere superflui ai nostri giorni… ma purtroppo non lo sono: evitare comportamenti antigenici, lavarsi le mani, distanziamento…! In questi scambi di vedute non poteva mancare la citazione alla presenza dei minimizzatori.
Il passato ritorna! Ma lo conosciamo veramente il nostro passato? Abbiamo effettivamente interesse a conoscerlo? Un grande supporto ce lo darà il libro che sta approntando “Il Monferrato” per i suoi 150 anni di storia che si preannuncia interessantissimo. Altrettanto straordinario è il suo archivio digitale. Rappresenta una miniera di notizie su come abbiamo vissuti i nostri “ultimi” 150 anni. In esso rivivono personaggi, fatti, storie, la vita sociale, culturale e soprattutto politica che tutti dovremmo conoscere, ricercare, rivivere e anche studiare, la Casale dei tempi moderni. Città che all’inizio degli anni ’70 progettava uno sviluppo abitativo che avrebbe potuto raggiungere 60/70 mila abitanti, poi il declino…!
Al di là di ogni retorica la politica attuale dovrebbe prendere insegnamento da quel favoloso fermento socio-politico che contraddistinse Casale negli anni del boom demografico. Poi la disgregazione, la scomparsa dei progetti e degli enti, presidi, organismi che diventerebbe troppo lungo elencare in questo contesto. A seguito di tutto questo nel 2007 fu costituita l’Associazione Nuove Frontiere, la comparsa pubblica fu riportata da “Il Monferrato” il 6 aprile 2007, Presidente Gian Carlo Curti e come vice Alberto Riccio, la cui finalità esplicita era la difesa e il rilancio di Casale e del Monferrato. Con gli anni l’Associazione ha subito l’evoluzione dei tempi, ma mai perdendo la propria finalità istituzionale con proposte, creatività e libertà.
“Il Monferrato” non ha certo bisogno del nostro endorsement, però ribadiamo l’eccellenza rappresentata dal suo archivio, che meriterebbe di essere studiato a scuola, dalle nostre giovani generazione e non solo! Un’antropologia culturale di comunità!