Libri, l’emergenza cancella 19mila titoli

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Libri, l’emergenza cancella 19mila titoli

Aie: il 61% degli editori pensa o ha già fatto ricorso alla cassa integrazione

Sono numeri da allarme rosso quelli messi in fila dall’Aie, l’associazione degli editori di libri, per dare la misura del colpo dell’emergenza coronavirus sul settore.

Sono solo le prime evidenze, specificano dall’Osservatorio dell’Aie, ma si parla di 18.600 titoli pubblicati in meno in un anno, 2.500 che non saranno tradotti e 39,3 milioni di copie che non saranno stampate. Per dare un ordine di grandezza i titoli pubblicati in Italia sono stati 78.875 nel 2018 (ultimo dato disponibile). All’appello si avvia a mancare quindi un quarto del totale dei libri nuovi.

«È una ricaduta – spiega il presidente Aie, Ricardo Franco Levi – che rende il settore del libro una delle prime vittime economiche dell’emergenza coronavirus, al pari del mondo dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo. Siamo allo stremo». Per questo «chiediamo al governo di intervenire per sostenere l’intera filiera con strumenti di emergenza analoghi a quelli previsti per altri settori, perché non possiamo permetterci un Paese senza teatri e senza sale cinematografiche, ma neppure senza librerie, editori, promotori, distributori di libri, traduttori».

Le limitazioni legate all’esigenza di contenere la diffusione del virus sono piombate con un macigno, con la chiusura delle librerie che rappresenta la prima tessera di un domino che comprende calo dei consumi anche in prospettiva, uscite necessariamente posticipate e mercato sostanzialmente avvinghiato in una spirale al ribasso.

«Oggi – sottolinea Levi – la filiera del libro rischia di essere stravolta e fortemente ridimensionata: la chiusura delle librerie fisiche ha privato gli editori del canale principale di vendita. E le difficoltà di approvvigionamento delle librerie online stanno ulteriormente aggravando questa situazione. Non possiamo permettercelo: se si andasse verso la crisi più nera per il libro, il danno culturale all’intero Paese sarebbe gravissimo. Di qui la necessità di misure immediate d’emergenza e di interventi più specifici, come il credito d’imposta sulla carta, più sul medio-lungo periodo».

Il settore usa dunque toni da allarme rosso dopo un biennio di crescita che ha portato il giro d’affari sopra i 3,2 miliardi e un giro d’affari per la sola “varia” superiore al 2011 e in crescita a 1,493 miliardi, e-book compresi, contro gli 1,432 del 2018. Numeri che appaiono lontani: l’osservatorio segnala come il 61% degli editori abbia già fatto ricorso alla cassa integrazione o la stia programmando. E in più: la rivisitazione dei piani editoriali porterà a un -25% di novità in uscita.

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Andrea Biondi

Il Sole 24 Ore – 25 marzo 2020

EDITORIA

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