È da qualche tempo ormai che la politica economica di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni continua a far ricorso ai bonus per risolvere problemi strutturali che richiedono ben altri interventi organici e di grande apertura verso il futuro delle nuove generazioni. Elencarli globalmente è quasi impossibile, ma costatarne che quasi tutti hanno assorbito risorse pubbliche di svariati miliardi di euro, è una certezza. Risorse spesso finiti nel gorgo della criminalità organizzata, senza risolvere i veri problemi del paese.
Ancora oggi permane questa mentalità di stato assistenziale che interviene sempre per risolvere problemi contingenti e quasi mai per risolvere problemi strutturali. È un cattivo costume che interpella non soltanto la classe politica, ma anche il forte individualismo che contraddistingue la società civile italiana, sempre incline a trovare soluzioni personalizzate e ostili a decisioni che rinsaldano la comunità. Anche le recenti riforme varate dal Governo, correlate al Recovery Fund, non appaiono incisive per risolvere problemi strutturali incancreniti nel tempo. E la stessa legge di bilancio del 2022 gronda ancora di bonus orientati a settori specifici piuttosto che indirizzati in investimenti di carattere generale. Insomma, il Paese è afflitto da una forma di assistenzialismo che non è soltanto economica ma anche culturale. E questa patologia non riguarda soltanto lo Stato Centrale ma si propaga in tutti gli apparati dell’organizzazione istituzionale, cioè regioni, provincie e comuni.
A tal riguardo, la recente controversia sulla re-intitolazione del Palazzetto dello Sport “Paolo Ferraris” di Casale Monferrato, è un esempio emblematico del modo di agire della politica, presente e passata, per governare le situazioni. Dai numerosi articoli apparsi sui media locali, emerge con evidenza che esiste un problema di sostegno per la gestione economica del Palazzetto dello Sport. A fronte di questa problematica, la classe politica affronta la questione autorizzando la società partecipata “Energica” a concedere un contributo di 20.000,00 euro al gestore della struttura in cambio dell’intitolazione in “PaleEnergica” per la durata contrattuale. È evidente che questo intervento non risolve i problemi strutturali dello sport cittadino. Anzi, in prospettiva, pensando alle altre risorse che dovranno essere spese per realizzare l’insegna della nuova intitolazione, e alle risorse che dovranno essere impiegate per smantellare la stessa alla fine del contratto, fa pensare a uno spreco di risorse e a un dibattito divisivo che non aiuta a rafforzare la comunità.
Forse, sarebbe stato più proficuo, approfittando delle opportunità offerte dal PNRR, utilizzando le scarse risorse disponibili, progettare sul Palazzetto interventi di efficientamento energetico, finalizzati a ridurre i costi di gestione, e predisporre altri interventi tesi a trasformare il Palazzetto in una struttura polivalente per gestire eventi non soltanto sportivi.
Nella vicenda del Palazzetto dello Sport non c’è soltanto la dimensione economica, c’è anche un’altra questione importante, ed è questa. Le sponsorizzazioni commerciali devono sempre veicolare messaggi il più possibile asettici, non devono urtare la sensibilità di nessuno. Da questo punto di vista, l’operazione in corso non mostra di essere un atto di grande intelligenza politica nei confronti di una comunità che ha condiviso con Paolo Ferraris una stagione politica densa di fatti positivi per il territorio. Il recente messaggio di fine anno del Presidente Sergio Mattarella esprime con limpidezza questo concetto: “Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno”. E questo vale per tutti gli incarichi istituzionali, cui è affidato il compito di curare il bene comune.
Anche nei confronti di Energica, l’operazione stessa, non mostra di essere un atto di grande intelligenza commerciale, in considerazione del fatto che quest’azienda opera in un contesto territoriale dove molti cittadini, sensibili al dibattito in corso, potrebbero essere potenziali clienti, o potenziali consumatori che, indignati, abbandonino i servizi offerti dalla stessa società.
In conclusione è persino banale rammentare alla classe dirigente di questo paese che il vero politico è chi amministra con sobrietà e senza clamore l’attività ordinaria, e si prodiga a essere un gran seminatore per progettare il futuro del territorio affidato alle sue cure.