Come si sceglievano i candidati… Datati 1961, si riportano i “Criteri di scelta dei Candidati” della Democrazia Cristiana. Si tratta di principi fondamentali su come era intesa la politica in quegli anni. Sono trascorsi più di sessant’anni e nessuno potrà non constatare la decadenza in cui siamo costretti ad assistere all’involuzione politica dei giorni nostri. Questo documento può essere definito uno “trattato” su come dovrebbe essere intesa la missione di chi vuole avvicinarsi alla politica con onestà e trasparenza. Questo, è quanto emergeva dalla tanta vituperata prima repubblica! Dopo tutto chi non conosce il passato non può capire il presente e tantomeno organizzare il futuro.
La redazione
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Focus di Gian Carlo Curti
Il dopo-guerra si apre di fatto con la preponderante presenza della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano, per anni e anni la prima prosegue al Governo, il secondo all’opposizione. Entrambe le formazioni con alleati: – la Dc con Liberali (Pli), Socialdemocratici (Psdi), Partito Repubblicano Italiano (Pri), – il Pci con il Partito Socialista Italiano (Psi) fino alle elezioni del 1963: Poi inizio la stagione del Centrosinistra.
Personaggi di grande rilievo vi furono già nel primo dopo-guerra in tutti i Partiti, espressi dalla Comunità Italiana in massima parte nel periodo di clandestinità e comunque di silenzio sotto il Fascismo: da Alcide De Gasperi per la DC a Palmiro Togliatti per il PCI.
Il PCI subito si rivelò molto agguerrito, organizzato e strutturato. La DC si avvalse dell’attività e della organizzazione delle Associazioni Cattoliche, ma subito iniziò ad approntare e predisporre in via del tutto autonoma una sua propria organizzazione nazionale di Partito, sempre più efficiente ed articolata.
Localmente (non vi erano ancora le Regioni), nelle Province e nei Comuni maggiori, ispirandosi e riferendosi ai principi generali via via espressi in sede nazionale, le Sezioni democristiane svilupparono loro direttive di natura politico-amministrativa-organizzativa.
Una delle direttive fu, ad esempio in Casale Monferrato, quella che riguardò i Criteri di scelta dei Candidati alle elezioni comunali, criteri in parte riportati esattamente dalle direttive del Partito in sede nazionale (e, se del caso, provinciale) ed in parte commentati ed approntati in sede locale casalese.
A Casale Monferrato, a seguito delle elezioni comunali del 1961, si diede vita al primo centrosinistra del Piemonte: fu uno dei primi centrosinistra in Italia che seguirono quello costituitosi a Venezia.
Dal testo articolato scritto a macchina poco dopo le elezioni amministrative del 1960, mentre a Casale si tennero nel 1961, vengono riportati esattamente i criteri di scelta dei candidati per tale tornata elettorale:
CRITERI DI SCELTA DEI CANDIDATI
Per quanto riguarda la scelta dei candidati le norme approvate dalla Direzione Nazionale sono ispirate alla esigenza fondamentale di dare alle liste la maggiore possibile rappresentatività. A tal fine si ritiene indispensabile fare in modo che già le Commissioni elettorali, sia comunali che provinciali, siano costituite in modo da dare una rappresentanza a tutte le posizioni presenti e attive nel Partito e per quanto possibile, nell’elettorato. L’aumento, deliberato per le elezioni del ‘60, da 5 a 7 componenti le Commissioni, anche dei Comuni minori, risponde a queste esigenze; così come alla stessa esigenza risponde la presenza assicurata, attraverso la elezione con voto limitato alle minoranze. È superfluo rilevare che ogni artificio che rendesse inoperante tale norma, anche con la creazione di minoranze fittizie, tradirebbe lo spirito delle norme approvate dalla Direzione, e sciuperebbe uno degli strumenti più efficaci al fine di impegnare positivamente nella battaglia, elettorale tutte le energie del Partito e delle organizzazioni collaterali; così come lo spirito delle suddette norme sarebbe tradito se l’apporto delle minoranze, anziché venire assorbito in una valutazione unitaria che dia il giusto peso a tutti gli aspetti della situazione e a tutte le esigenze dell’elettorato, venisse sistematicamente annullato con il ricorso non necessario a decisioni di maggioranza. La eccezionale portata della competizione amministrativa imminente deve ispirare a tutti, maggioranze e minoranze, un senso di moderazione e di rispetto reciproco tale da far sì che, senza capovolgere i rapporti e pur tenendo conto delle rispettive responsabilità, la battaglia sia veramente la battaglia di tutta la Democrazia Cristiana e di tutte le forze che in essa idealmente si riconoscono.
Ciò premesso è ovvio che la scelta dei candidati deve rispondere alle esigenze fondamentali:
- di garantire coi nomi stessi dei candidati la fedele attuazione del programma elettorale democratico cristiano;
- di consentire con la presenza di adeguate competenze tecniche la formazione di Giunte efficienti e, dove non sia prevedibile la conquista delle maggioranze, di consentire la formazione di minoranze compatte e combattive, capaci di esercitare un efficace controllo sull’amministrazione e di mantenere un costante e convincente contatto con l’elettorato;
- di raccogliere per il prestigio personale e professionale dei singoli candidati e attraverso una rappresentanza qualificata delle frazioni, dei quartieri, delle categorie, delle organizzazioni economiche e sociali, dei giovani, delle donne, delle associazioni e degli ambienti cui la D.C. è legata dalla comune ispirazione cristiana, il massimo consenso elettorale possibile, a tal fine dovranno essere tenuti opportuni contatti;
- e soprattutto di assicurare, con una viva, salda e sperimentata coscienza di Partito da parte dei candidati, la sensibilità e la fedeltà, in ogni circostanza, delle Amministrazioni agli indirizzi amministrativi e alle esigenze politiche della D.C.