La lettura sui giornali locali delle sintesi del Documento Regionale contenete le richieste dei territori piemontesi per il Recovery Fund provoca inquietudine e perplessità.
Si percepisce che c’è qualcosa di assemblato in forma assolutamente casuale, di milioni di euro distribuiti qua e là senza una vera razionalità, di richieste che si accavallano in mancanza di una vera e propria regia.
Mi chiedo: “Chi riuscirà a spendere davvero tutti questi soldi in modo efficace e nei tempi previsti se non ci sono ancora progetti cantierabili e non si è mai aperto sui territori un vero e proprio confronto sulle autentiche priorità”.
Prendendo in considerazione, per esempio, il “caso di Casale”, (sono 160 milioni di euro di richieste), accanto a proposte assolutamente serie e consolidate da una lunga discussione pubblica, chi lavora nel settore della scuola si chiede che cosa significhi investire 9, 4 milioni di euro per “un percorso di formazione che prepari gli studenti nel settore del freddo e a un centro di ricerca” e se solo questo ambito della formazione sia significativo per la Giunta cittadina?
La realtà scolastica monferrina è assai complessa e, da anni, per esempio, lo sport manca negli istituti superiori di palestre in grado di contenere la grande massa di studenti che per fortuna le scuole casalesi continuano ad ospitare. Forse la domanda per queste risorse è a carico della Provincia di Alessandria e non del Comune di Casale. Mi chiedo, però, se la Provincia ha avuto le indicazioni per stanziare risorse abbondanti attraverso il Recovery per i nostri istituti scolastici considerato che proprio in questo momento si scopre che la scuola deve recuperare la socialità dei giovani?
Come futuro anziano, ma in questo momento ancora semplice cittadino colpito come tutti dalla drammatica situazione delle case di riposo ho cercato una sezione dedicata a questo tema e al cambiamento radicale dell’assistenza visto che abbiamo scoperto l’esigenza di un diverso modo di gestire la fragilità degli anziani senza doverli per forza ospedalizzare. Non mi sembra di aver trovato un capitolo specificamente dedicato all’argomento e invito perciò a riflettere sul fatto, invece, che da anni il nostro bel Pensionato Civile attende una radicale riprogettazione e di essere immaginato come uno spazio di accoglienza non soltanto per gli anziani, ma anche per altri tipi di ospiti. E le altre case di riposo del territorio che necessitano di un cambiamento radicale, poiché ancora con un’edilizia da anni ‘60 e piene di barriere architettoniche?
Quanti progetti, poi, sono stati accantonati nel settore della disabilità per far nascere piccole comunità alloggio che con recuperi edilizi oggi potrebbero essere possibili!
Cerco una intenzione di spesa dedicata al Castello visto che da molti anni, dopo il restauro, si attende una vera progettualità come quella museale che tanti di noi hanno avuto modo di conoscere nelle realtà di Saluzzo o della Valle d’Aosta. Forse con i soldi per la cultura sarà la volta buona? E per trovare una nuova sede alla nostra Biblioteca Civica ci saranno le disponibilità economiche?
A proposito di giovani segnalo ancora che il nostro stupendo Municipale risulta sempre più piccolo a fronte delle necessità delle tante scuole di danza e di musica. Perché non realizzare, come grande opera pubblica del Secolo XXI un “Palazzo della Musica e della Danza” dedicato a quei fermenti giovanili di cui la nostra città per fortuna è ancora ricca?
Il finale di questo mio breve intervento desidero, però, che sia dedicato alla Sanità e all’ambiente.
Siamo “vulnerabili”, ci ricordano gli studiosi, e solo da una nuova sanità, non ospedalocentrica, ma anche con nuovi ospedali che superino l’obsolescenza di tante strutture che hanno provocato le infezioni, si potrà partire per far rinascere i territori.
Abbiamo a disposizione questo tipo di servizi territoriale o anche in questo caso occorrerebbe forse almeno ripensare certe strutture superate e senza spazi accoglienti come quella di via Palestro? E il Pronto Soccorso del nostro Santo Spirito, alla luce di ciò che è successo, può essere lasciato come è adesso?
Sui temi ambientali non posso non sottolineare che il nostro territorio collinare, di fatto, è caratterizzato in molte aree da un totale abbandono al gerbido senza alcun tipo di “coltivazione del bosco”. La mia Valle Cerrina con le ultime chiusure di fabbriche e di locali sembra sempre di più ad un’area depressa dell’interno degli Stati Uniti. Perché non pensare alla nascita di un “Parco della biodiversità” legato al “ Monferrato Unesco” o ad un’iniziativa di tipo ecologico-turistico dello stesso tenore?
Spero che il mio intervento non venga vista come una critica fine a se stessa, ma come uno stimolo a passare ad un confronto serrato senza la pretesa di avere “verità in tasca”, con la disponibilità ad ascoltare reciprocamente le ragioni degli altri.
Siamo di fronte ad una sfida epocale che deve comportare il coinvolgimento di tutta la comunità civile e politica.
Ricordo che i debiti del Recovery peseranno sui giovani del futuro e che questi soldi non possono essere sprecati, ma devono essere impegnati con rapidità ed efficienza nella vera rigenerazione della nostra città e del nostro territorio.