Riflessioni sulle guerre (tratto dalla Guerra del Peloponneso)

Il giorno 24 febbraio del 2022, la Russia, nonostante ogni assicurazione contraria, invase improvvisamente la Ucraina che si difese e subito, riuscendo, via via, con l’aiuto di Paesi Democratici, ad arginare ogni avanzata. Con riferimento a questa guerra ho scritto qua e là diversi interventi, trascrivendo tratti della devastante guerra del Peloponneso (durata dal 431 a.C. al 4 a.C.) scritta dal contemporaneo Tucidide: un testo di assoluta elevatezza e di straordinaria attualità.

I contendenti principali furono Atene e Sparta, con i rispettivi alleati. Atene e Sparta cercarono di allontanare ogni possibilità scoppio delle ostilità, ma la posta in gioco per entrambi era troppo rilevante ed essi non riuscirono a sottrarsi a quella che apparve essere una eventualità inevitabile. Siamo nel Libro I: riporto alcuni brani dei loro lunghi, articolati, contatti e contrasti verbali anteguerra.

Ambasciatori Ateniesi agli Spartani

“… Metteteci tempo, dunque a deliberare, poiché non di scarsa importanza è la questione…. Considerate in anticipo, prima di trovarvici, quanto è grande l’incertezza della guerra. Se si prolunga, di solito si affida alla sorte, e la sorte è tanto lontana da noi che da voi, e si affrontano i pericoli senza sapere in qual modo la guerra andrà a finire. Gli uomini, quando vanno alla guerra, si rivolgono prima a quella cosa che dovrebbero far dopo, cioè all’azione, ma, una volta provata la sventura, si volgono a discutere. Ma noi non siamo ancora incappati in nessuno di questi errori, come vediamo che non lo siete voi, vi diciamo: finché la scelta di una saggia decisione è possibile per entrambe le parti, non rompete i patti, non violate i giuramenti, ma accomodate le contese per vie legali, come vuole l’accordo. Se no, invocando a testimoni gli dei che proteggono i patti, coi mezzi che voi ci mostrate cercheremo di respingere chi comincia la guerra”.

“… Così parlarono gli Ateniesi. I Lacedemoni, poiché ebbero ascoltato le accuse degli alleati verso gli Ateniesi e le parole degli Ateniesi stessi, allontanarono tutti quanti e si consigliarono tra di loro sulla situazione presente. E le opinioni dei più concordavano, che cioè gli Ateniesi avevano torto e che in fretta bisognava cominciare la guerra”.

Archidamo, re degli Spartani parla a loro:

 

… Ma Archidamo, loro re (degli Spartani ndr.), uomo che aveva fama di essere prudente e cauto, presentatosi a parlare, così disse:

“… Ma vi dico di non prendere ancora le armi, bensì di inviare ambascerie e lamentarvi, senza minacciare troppo la guerra e senza far vedere che cederete: intanto…, preparate i vostri mezzi… E se daranno ascolto alle nostre ambascerie, tanto meglio, se no, dopo aver lasciato passare due o tre anni, inizieremo la guerra meglio preparati, se ci parrà opportuno…”.

I Corinti, agli Spartani, loro alleati, fanno a loro un lungo intervento, dicendo fra l’altro:

“… Esistono per noi anche altri modi di fare la guerra, come il provocare la defezione degli alleati (che è il modo migliore di privarli delle entrate da cui traggono lo loro forza), elevare un forte nel loro paese per far guerra di lì, e altri mezzi che ora è difficile prevedere. Ché la guerra non procede affatto secondo norme stabilite, ma da sé escogita per lo più i mezzi adatti all’occasione. Per questo fatto, chi si accinge a sangue freddo è più sicuro, mentre chi si lascia prendere dalla passione subisce maggiori danni…”… “Come si può muovere guerra alla leggera, e in che cosa aver fiducia…?”

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