I tre fondamentali gruppi, il Latino, il Sabino e l’Etrusco vengono fusi in un unico Popolo che meglio fronteggiò i pericoli e comincio la forte espansione territoriale. Si rafforza il vincolo della famiglia e il ricordo alla tradizione. La religione permeò praticamente tutta la vita della popolazione nei suoi vari aspetti, politica compresa: Famiglia, Patria, Religione spinsero il Popolo romano verso quelle conquiste di gloria, militari, di potenza che lo caratterizzarono.
PROSPETTAZIONE STORICA
All’inizio, la “Politica” presenta l’aspetto aristocratico con la classe dei Patrizi, in cui i ricchi detengono il potere. Nascono le lotte sociali ad opera di Plebei che vogliono emergere. L’esercito diventa professionale e coagula attorno a sé scontenti ed esclusi. Si fa strada il personaggio del Capo, capo partito o condottiero. Nascono forme di Dittatura. Si aprono in definitiva due fasi:
- a) 509 – 264 a.C.: lotta fra patrizi e plebei che termina con la pratica parificazione fra le due classi. Espansione di Roma nell’Italia centrale e meridionale;
- b) 264 – 29 a.C.: Roma alla conquista del Mediterraneo passaggio dalla Repubblica all’Impero e cioè a Cesare Ottaviano Augusto. Roma conquista tutta l’Europa Occidentale e le terre affacciantesi sul Mediterraneo. Le guerre puniche, vicende belliche e non belliche, avvenimenti post guerre puniche.
Dopo il periodo dei Re, il Senato è la Istituzione di potere ed i componenti furono denominati Patres Conscripti. Al Senato competevano tutte le massime potestà di uno Stato dalla politica e, per certi aspetti, fino anche alla Religione. Al di sopra di esso vi erano i due Consoli eletti dai patrizi cui spettava l’ordinaria amministrazione, la giustizia, il comando dell’esercito. I Consoli si alternavano al potere con diritto di veto, erano accompagnati da 12 littori armati portanti un fascio di verghe sovrastato da una scure (il fascio consolare).
In definitiva la “Costituzione” formatasi in questa struttura di Stato comprendeva i migliori e più efficienti fondamenti del governo regio e di quello repubblicano popolare. Il Popolo romano aveva mostrato una propensione costitutiva per una legislazione ed una organizzazione politica davvero specifica ed efficiente.
ORGANIZZAZIONE PROGRESSIVA DELLO STATO
Tralasciamo per ovvie necessità di spazio e di lunghezze di parlare delle lotte fra patrizi e plebei che infine si pacificarono, per cui venne eretto il Tempio della Concordia. Non ci soffermiamo sui Tribuni della Plebe (494 a.C.), sulla questione dell’agro pubblico (471 a.C.), sul decemvirato (451-450 a.C.). I decemviri (10 patrizi e dieci plebei) gettarono le basi del diritto romano impresso su 12 tavole in bronzo (le leggi esposte nel Foro Romano), fondamento di tutto lo sviluppo del diritto futuro che contribuì in modo preminente a far grande Roma sotto ogni aspetto a cominciare dal profilo Politico – Militare. La plebe continuò a conquistare spazi di parità con i patrizi: validità dei matrimoni fra i due ordini, elezione a Tribuni, ammissione alla Questura, ammissione al Senato con il nome di Conscripti, elezione di Edili, ammissione alla Censura, alla Pretura.
GUERRE E CONQUISTE
Accenniamo per indicazione, dopo Tarquinio il Superbo
509-264 a.C. Roma unifica l’Italia
Guerre
- contro gli Etruschi, (Pace con il re di Chiusi, Porsenna (509 a.C.);
- contro (i Latini 496 a. C.);
- contro i Volsci, gli Equi (457 a.C.): famoso Cincinnato, patrizio divenuto povero ritiratosi in campagna, richiamato dal Senato, vinse i nemici e ritornò poi umile nei suoi terreni agricoli;
- contro ancora gli Etruschi (406 a.C.), assedio di Veio espugnata da Marco Furio Camillo;
- contro l’invasione dei Galli Senoni 390 a.C. dalla valle del Po. Tradizione e leggenda narrano che i romani assediati nel colle del Campidoglio vennero svegliati dallo starnazzare delle oche là esistenti e che in tal modo al momento fu sventato ogni assalto. Peraltro i Romani sconfitti, stavano trattando con Brenno, capo dei Galli, la quantità d’oro da dare e si lamentavano della entità richiesta, al che Brenno gettò sulla bilancia la sua pesante spada e pronunciò minacciosamente la famosissima frase: Vae victis: guai ai vinti! Tradizione leggenda narrano che Marco Furio Camillo – giunto mentre i romani stavano pesando l’oro – con veemenza ed orgoglio disse “non con l’oro, ma con il ferro si difende la patria” costringendo i Galli a ritirarsi;
- contro i Sanniti (342-290 a.C.). Capua e Teano assediata dai Sanniti si rivolsero a Roma che trovò così la – causa occasionale, per la lunga guerra;
- contro nuovamente i Latini e quindi gli Etruschi per la 2^ guerra sannitica (326-303 a.C.). Si racconta l’episodio delle Forche Caudine dove i Romani furono costretti a passare in una specie di cunicolo formato da due lance issate sul suolo e legate da una orizzontale segno di massima ignominia (321 a.C.);
- contro una lega di Umbri, Galli Senoni, Etruschi e Sanniti (299 – 290 a.C.), questi ultimi alla fine sconfitti dal Console Quinto Fabio (295 a. C.);
- Guerra contro Taranto (Tarentinum città d’origine spartana) che impediva ai romani un tratto di navigazione e che chiese aiuto a Pirro re dell’Epiro (attuale Albania) che accorse nel 280 a.C. con forte esercito ed elefanti mai visti prima dai Romani; Pirro vinse ma a caro prezzo: famoso quanto egli affermò “ancora una vittoria come questa e dovrò ritirarmi”: da allora è nota la espressione “una vittoria di Pirro” per dire una vittoria irrilevante. Pirro intervenne poi in Sicilia in aiuto di città di origine greca sconfiggendo i cartaginesi. Pirro ritornò contro i Romani ma venne sconfitto dal console Curio Dentato: i romani spaventarono gli elefanti con fuochi di paglia sulle loro lance. Si ricorda l’orazione di Appio Claudio Cieco contro le proposte di pace di Pirro “Dove mai deviarono dissennate le vostre menti, che finora solevano stare sulla diritta via”. Appio Claudio l’artefice della via Appia – regina viarum, la regina delle strade -, famoso anche per aver detto “Faber est suae quisque fortunae”: ciascuno è artefice della propria fortuna;
- Occupazione di Taranto e Reggio. Conquista di Volsini.
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