Ci sono i “luoghi del cuore”. Sono paesi e città in cui si è vissuti per lunghi o brevi periodi e che suscitano in noi, al solo pensiero, un senso di benessere, di quiete e di felicità.
Per me Roncaglia rappresenta “un luogo del cuore”.
Da molti anni abito a Casale, ma a Roncaglia ci sono le mie radici.
Lì c’è ancora la casa dove sono cresciuta, sono sepolti i mei genitori e ci sono tutti i ricordi della mia giovinezza.
Ripensando a quello che negli anni 60 e 70 mi sembrava “ un piccolo mondo”, ora il paese appare, come se all’epoca, avesse avuto più servizi ed opportunità sociali di oggi. C’era la scuola materna ed elementare, l’ufficio postale, i piccoli negozi di vicinato. C’erano anche luoghi di aggregazione e socializzazione: ACLI, ENAL, il bar della Irma e del Pierin, le attività organizzate dalla Parrocchia, sapientemente guidata da don Brignolio, come le gite, il cinema sotto le stelle, la stampa del giornalino della frazione. Noi giovani venivamo invitati a partecipare alla vita politica attiva attraverso le assemblee e i Consigli di quartiere, senza che gli amministratori pubblici di allora temessero critiche o perdite di consenso. Anche i trasporti e i collegamenti con la città erano adeguati. Con il tempo la scuola ha chiuso i battenti a causa della diminuzione delle nascite, causando una prima ferita tra la gente, ma negli anni l’Edificio non ha perso la sua funzione sociale: era presente lo studio del medico di famiglia e la Pro Loco, che organizzava serate a base di ‘fritto misto’ e ‘bagna cauda’. I proventi raccolti servivano al mantenimento dell’Ente e al pagamento delle spese. In estate i locali diventavano un centro estivo per i bambini provenienti dalla città.
Nell’ultimo Consiglio comunale ho ascoltato le parole dell’assessore De Luca, che annunciava l’inserimento dell’Edificio – ex scuola di Roncaglia – nel piano di alienazione dei beni del Comune di Casale, vale a dire che lo stabile potrà essere messo in vendita. La motivazione della decisione dell’Amministrazione è stata: “la Pro Loco non ce la fa più”. Invece mi risulta che la difficoltà economica è dovuta al sopraggiungere del Covid all’impossibilità di lavorare. La richiesta di aiuto al Comune, più volte inoltrata, non è stata mai ascoltata e accolta.
Si poteva evitare la chiusura? Secondo me sì, dal momento che, come abbiamo appreso dagli ultimi Consigli Comunali, questa Amministrazione non ha nemmeno speso tutti i soldi a disposizione.
Ora lo studio medico verrà spostato nell’angusto locale dell’ex ufficio postale e mi domando:” Ma in caso di vendita dell’Edificio, dove si recheranno a votare i Roncagliesi?”. Pare a San Germano. Si creerà così maggiore marginalità della frazione e disagio per le persone anziane. Insomma diventerà Roncaglia una periferia di un’altra periferia?
I problemi del paese non sono soltanto la stradina non asfaltata, le telecamere sulla strada Provinciale, piuttosto che le due panchine intorno al campo di calcio. Come in tutte le periferie, anche a Roncaglia ci sono e ci saranno problemi di contatti, di relazioni sociali e di limitazioni di esperienze, insomma una nuova forma di disuguaglianza e di lontananza dalle istituzioni. Non esiste soltanto il centro della città con “le sue luci”; anche le frazioni possono esprimere le loro specifiche funzioni e vanno rivalutate e rispettate!