Sulla capitale della cultura: SORPRESA E RESILIENZA

Alcuni giorni fa stavo imboccando via XX settembre quando la radio ha gracchiato i nomi delle dieci città finaliste per Città della cultura italiana; mi è balzato il cuore in gola sentendo l’annunciatrice scandire, dopo Bitonto, Casale Monferrato.

“La sua gioia si fa una capriola” dice Saba del portiere la cui squadra ha appena segnato un gol;  e la mia capriola si è materializzata in cinque o sei giravolte attorno alla rotonda che collega via Gramsci al Ronzone… e, come dicevano i nostri vecchi, dall’emozione mi è scappato uno “stisin”.

Per festeggiare mi sono fermato al Betulin, il bar che fa angolo con il Rotondino, e mi son “fatto” un panino con bagnetto ed acciughe. Lì il bagnet con acciughe, più che una salsa, è un inno da gustare con la dovuta concentrazione e leccata di baffi finale.

Avevo voglia di abbracciare tutti…ma

…Ma…ma un vecchio amico mi ha infilato un contropiede.

“Non sarà mica come la Siena del Nord?”, insinua.

“In che senso…?”

“Nel senso che non riesco a capire come per questo riconoscimento aulico ed importante, Casale abbia avuto la meglio su città come Paestum, Caserta, Foligno, Tivoli, Catania. Noto, Siracusa. Pensaci Giuuan, tu che a Siracusa ci hai vissuto ed hai scritto che è una città unica al mondo e la cultura che lì si respira è più intensa della brezza del mare…cosa dici…?

“Già, cosa dico…non ci avevo pensato…cosa dico…”

“Pensaci!  E’ per merito culturale   che siamo nelle dieci finaliste o per qualche calcio nel culo?…”

“Calcio nel culo?!?…”

“Sì calci nel culo…”

“In che senso?”

“Nel senso che, più che valori oggettivi potrebbero aver prevalso i criteri raccomandativi. Sussurrano che a Roma, colà dove si puote…come dici tu…”

“L’ha detto Dante…”

“…Ci siano personaggi influenti legati a Casale in grado di trasformare l’acqua in vino… Pensaci Giuuan; lo pensano in molti anche se nessuno lo dice…”

“No i personaggi influenti non c’entrano – interviene un collega di bagnet e acciughe – o, se c’entrano, il discorso motivato è un altro…”,

“Cioè?”

“Quello che ha fatto pendere la bilancia a favore di Casale è …aspetta che me lo sono scritto…a ecco: la DESILIENZA…”

“La desilienza?!?…cos’è, cosa che si mangia?…”

“Se non lo sai tu che scrivi sui giornali…”

Confesso che io che scrivo sui giornali sono stato colpito in un’ala; son corso a casa, ho tirato giù dagli scaffali uno dei venticinque volumi del Salvatore Battaglia, dizionario che correda sempre i vocaboli con un’infinità di citazioni letterarie.  Qui nisben; (“Capacità di un materiale di resistere a rotture dinamiche” stop e basta); In letteratura, con significato traslato, usa solo l’aggettivo “resiliente”  Primo Levi, ma per ritrarre una diabolica tecnica, tutta femminile, che, sotto all’apparente resistenza tesa al rifiuto, punta in realtà a sedurre. (“SE NON ORA QUANDO?“)

In psicologia, “resilienza”, leggo in altra parte, è la capacità di far fronte e superare eventi traumatici spesso anche tragici e di riorganizzare positivamente la propria vita.

***

Vista sotto questo aspetto, mi sono detto, la cosa quadra: Casale è stata considerata per la capacità del suo popolo, di affrontare e superare l’immane tragedia che conosciamo (e che assolutamente non ne deve essere un aspetto identificativo; guai se si seguisse questa strada) non abbandonandosi alla disperazione ma mantenendo le sue espressioni di vita, cioè la sua CULTURA nel senso che questo termine non sta ad indicare monumenti, libri, mostre, spettacoli,  ma maniera  di vivere.

Se è così, mi sono detto, vinciamo.

***

(Poi ho letto le dichiarazione del Sindaco e dell’assessore Carmi, è tutto mi è parso non quadrare)

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