Tucidide su Atene e Sparta: monito sull’Ucraina

Ho già avuto modo di argomentare una specie di raffronto, per alcuni aspetti, fra Covid e guerra come narrata dal greco Tucidide – IV – secolo a.C. – nella “Guerra del Peloponneso fra Atene e Sparta”. Covid e guerra, entrambi dagli sviluppi imprevisti. Viene detto infatti “Ché la guerra non procede affatto secondo norme stabilite, ma da sé escogita per lo più i mezzi adatti all’occasione”. Ed in effetti per tanto tempo la scienza medica e interventi di Personaggi non solo medici, hanno dovuto seguire e non potuto anticipare il corso del coronavirus: speriamo che ora… l’inseguimento, come tale, stia davvero per finire.

A proposito di “guerra”, la vicenda “Ucraina” che vede un confronto che potrebbe, incredibile, portare a forme di scontro sul terreno fra Urss e Usa ed altri Stati magari, mi fa ritornare a Tucidide. Nel libro 1° si descrivono inizi di forti scontri verbali fra le parti e personaggi contrapposti. In questo due interventi siamo a Sparta dove parla una ambasceria ateniese ed a seguire l’intervento di Archidamo. Sono osservazioni, valutazioni, pensieri, come espressi, primi nella Storia di ogni Popolo, di grande, raffinata elevatezza e di sommo rilievo anche sotto il profilo giuridico. I libri che seguono non sono da meno nei loro contenuti.

Così dicono gli Ateniesi rivolti agli spartani: “… Metteteci tempo dunque, a deliberare, poiché non di scarsa importanza è la questione… Considerate in anticipo, prima di trovarvici, quanto è grande l’incertezza della guerra. Se si prolunga, di solito si affida alla sorte, e la sorte è tanto lontana da noi che da voi, e si affrontano i pericoli senza sapere in qual modo la guerra andrà a finire. Gli uomini, quando vanno alla guerra, si rivolgono prima a quella cosa che dovrebbero far dopo, cioè all’azione, ma, una volta provata la sventura, si volgono a discutere. Ma noi non siamo ancora incappati in nessuno di questi errori, come vediamo che non lo siete voi, vi diciamo: finché la scelta di una saggia decisione è possibile per entrambe le parti, non rompete i patti, non violate i giuramenti, ma accomodate le contese per vie legali, come vuole l’accordo. Se no, invocando a testimoni gli dei che proteggono i patti, coi mezzi che voi ci mostrate cercheremo di respingere chi comincia la guerra”.

Archidamo, re degli spartani (o Lacedemoni), uomo che aveva fama di essere prudente, con riferimento a quanto detto dagli Ateniesi parla ai suoi: “… Io stesso sono già esperto di molte guerre, o Lacedemoni, e vedo che lo sono quelli che tra di voi hanno la mia stessa età, sì che nessuno per inesperienza può desiderare la guerra (come potrebbe capitare ai più), né considerarla una cosa buona e sicuraMa vi dico di non prendere ancora le armi, bensì di inviare ambascerie e lamentarvi, senza minacciare troppo la guerra e senza far vedere che cederete: intanto preparate i vostri mezzi col procacciarvi alleati tra i Greci e tra i barbari… E se daranno ascolto alle nostre ambascerie, tanto meglio, se no, dopo aver lasciato passare due o tre anni, inizieremo la guerra meglio preparati, se ci parrà opportuno… bensì, se mai, considerare i piani dei nemici come equivalenti ai nostri e la sorte che capita come non determinabile dal ragionamento. Sempre ci dobbiamo preparare nell’azione come se andassimo contro nemici assennati, e non facciamo dipendere le nostre speranze dai loro eventuali errori, ma dalla nostra sicura preveggenza. Non bisogna credere che un uomo sia molto diverso dagli altri, ma invece che è più forte chi è stato educato nelle più dure difficoltà”.

Con riferimento agli Ateniesi ma rivolto e diretto agli spartani (o Lacedemoni), replicò infatti Archidamo, re di Sparta, con valutazioni di pari acutezza proprio, fra l’altro, sulla grande incertezza degli esiti della guerra “che nessuno può desiderare”.

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